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mercoledì 7 dicembre 2016

"PARA QUE CONTEMPLEN" Ju 17,24 b




3 commenti:

  1. FAUSTI – Da qui contempliamo la Sua Gloria di Unigenito, quella che i discepoli hanno visto nella Parola diventata carne.
    Se” l'uomo vivente è gloria di Dio , la visione di Dio è gloria dell'uomo”.
    La Sua gloria risplende sul nostro volto, trasfigurandoci a immagine del Suo (2 Cor 3,18).
    La visione della quale Gesù parla non è solo una realtà futura, dopo la morte o dopo il Suo ritorno : chi è a suo fianco “conosce” il Suo Amore reciproco con il Padre.
    Questa è la vita eterna, che già ora otteniamo, nella nostra condizione terrestre, come Gesù nella Sua carne, viviamo la vita celeste.
    Non solo siamo chiamati figli di Dio, ma lo siamo realmente , anche se in modo ancora velato
    (1Gv 3,1). Questa visione presente non esclude quella futura, che ne sarà il disvelamento pieno.
    La stessa morte è ormai “insussistente” come morte : diventa il travaglio del parto.
    Infatti la conoscenza del Padre vince il peccato , pungiglione della morte, che ci avvelena l'esistenza (1 Cor 15, 56).
    La nostra vita non è più per la morte, ma è un passaggio da questo mondo al Padre, un venire alla luce nella nostra condizione di figli.
    Posti accanto a Gesù siamo Suoi compagni : morti e risorti con Lui, camminiamo in una vita nuova (Rom 6,4 – Col 2,12).
    Siamo addirittura seduti alla destra di Dio (Ef 2,6) , la nostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio. (Col 3,3).
    Già su questa terra ci è dato di contemplare la gloria dell'amore, ma come in uno specchio (1 Cor 13,12). Quando però si manifesterà Cristo, nostra vita, anche noi saremo manifestati con Lui nella gloria (Col 3,4)e lo vedremo faccia a faccia così come Egli è.
    Allora la nostra trasformazione, già in atto, sarà compiuta.
    Il Padre ha dato a Gesù la Gloria del Figlio, come gli ha dato la corona dei fratelli : la gloria “che hai dato a me” si rivela in coloro “ che hai dato a me” e sono “accanto a me” , ”dove sono Io”.

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  2. Lettura del Giorno
    Dagli Atti degli Apostoli
    At 22,30; 23,6-11

    In quei giorni, [il comandante della coorte,] volendo conoscere la realtà dei fatti, cioè il motivo per cui Paolo veniva accusato dai Giudei, gli fece togliere le catene e ordinò che si riunissero i capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio; fece condurre giù Paolo e lo fece comparire davanti a loro.
    Paolo, sapendo che una parte era di sadducèi e una parte di farisei, disse a gran voce nel sinedrio: «Fratelli, io sono fariseo, figlio di farisei; sono chiamato in giudizio a motivo della speranza nella risurrezione dei morti».
    Appena ebbe detto questo, scoppiò una disputa tra farisei e sadducèi e l'assemblea si divise. I sadducèi infatti affermano che non c'è risurrezione né angeli né spiriti; i farisei invece professano tutte queste cose. Ci fu allora un grande chiasso e alcuni scribi del partito dei farisei si alzarono in piedi e protestavano dicendo: «Non troviamo nulla di male in quest'uomo. Forse uno spirito o un angelo gli ha parlato».
    La disputa si accese a tal punto che il comandante, temendo che Paolo venisse linciato da quelli, ordinò alla truppa di scendere, portarlo via e ricondurlo nella fortezza.
    La notte seguente gli venne accanto il Signore e gli disse: «Coraggio! Come hai testimoniato a Gerusalemme le cose che mi riguardano, così è necessario che tu dia testimonianza anche a Roma».

    Vangelo del Giorno
    Dal Vangelo secondo Giovanni
    Gv 17,20-26

    In quel tempo, [Gesù, alzàti gli occhi al cielo, pregò dicendo:]
    «Non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola: perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato.
    E la gloria che tu hai dato a me, io l'ho data a loro, perché siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell'unità e il mondo conosca che tu mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me.
    Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano anch'essi con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che tu mi hai dato; poiché mi hai amato prima della creazione del mondo.
    Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto, e questi hanno conosciuto che tu mi hai mandato. E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l'amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro».

    Le Parole dei Papi
    La richiesta centrale della preghiera sacerdotale di Gesù dedicata ai suoi discepoli di tutti i tempi è quella della futura unità di quanti crederanno in Lui. (…) L'unità dei cristiani da una parte è una realtà segreta che sta nel cuore delle persone credenti. Ma, al tempo stesso, essa deve apparire con tutta la chiarezza nella storia, deve apparire perché il mondo creda, ha uno scopo molto pratico e concreto deve apparire perchè tutti siano realmente una sola cosa. L'unità dei futuri discepoli, essendo unità con Gesù - che il Padre ha mandato nel mondo -, è anche la fonte originaria dell'efficacia della missione cristiana nel mondo.

    «Possiamo dire che nella preghiera sacerdotale di Gesù si compie l'istituzione della Chiesa ... Proprio qui, nell'atto dell'ultima cena, Gesù crea la Chiesa. Perché, che altro è la Chiesa se non la comunità dei discepoli che, mediante la fede in Gesù Cristo come inviato del Padre, riceve la sua unità ed è coinvolta nella missione di Gesù di salvare il mondo conducendolo alla conoscenza di Dio? Qui troviamo realmente una vera definizione della Chiesa. La Chiesa nasce dalla preghiera di Gesù. E questa preghiera non è soltanto parola: è l'atto in cui egli «consacra» se stesso e cioè «si sacrifica» per la vita del mondo. (Benedetto XVI - Udienza Generale, mercoledì, 25 gennaio 2012)

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    Risposte
    1. Dobbiamo essere uno, una sola cosa, come Gesù e il Padre sono una sola cosa. Questa è proprio la sfida di tutti noi cristiani: non lasciare posto alla divisione fra noi, non lasciare che lo spirito di divisione, il padre della menzogna entri in noi. Cercare sempre l’unità. […] Gesù prega perché noi siamo uno, una sola cosa. E la Chiesa ha tanto bisogno di questa preghiera di unità”. E un altro consiglio che Gesù ha dato in questi giorni di congedo è di rimanere in Lui: ‘Rimanete in me’. E chiede questa grazia […] ‘Padre, voglio che quelli che mi hai dato, anch’essi siano con me dove sono io’. Cioè, che questi rimangano là, con me. Il rimanere in Gesù, in questo mondo, finisce nel rimanere con Lui ‘perché contemplino la mia gloria’. (P. Francesco Omelia da Santa Marta, 21 maggio 2015)

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