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martedì 6 dicembre 2016

"ESTÉN CONMIGO" Ju 17,24 a


3 commenti:

  1. S. FAUSTI – Prima Gesù chiedeva, ora vuole ciò che chiede : vuole che si compia la volontà del Padre, “come in cielo, così in terra”. Suo cibo di Figlio è fare la Sua volontà ( 4, 34).
    Egli dà la vita a chi vuole, e la Sua volontà è la stessa del Padre che l'ha inviato a salvare il mondo (3,16). Questa volontà del Padre e del Figlio è il loro amore reciproco, lo Spirito che il Figlio comunica ai fratelli. Esso vivifica ormai la nostra storia di maledizione e di peccato, portandola efficacemente alla riconciliazione : ci fa passare dalla divisione alla comunione d'amore.
    Il “dove” di Gesù è il Padre, in Lui dimora, da Lui viene, a Lui va, in Lui e di Lui vive.
    Come Dio chiese al primo uomo : “dove sei?”, così i primi discepoli han chiesto a Gesù :
    “Dove dimori?” (1,38).
    Il racconto del Vangelo ci ha mostrato “dove” Gesù sta di casa : nell'amore del Padre, che dischiude ai fratelli. Qui anche noi troviamo la nostra casa come figli del Padre e fratelli tra di noi.
    E' la patria da dove Adamo è fuggito, abbandonando il suo luogo naturale.
    Lontano da esso, l'uomo è lontano da sé, fuori dal suo posto, è uno spostato, estraneo a sé e a tutto.
    Accanto a Lui, come i suoi compagni sul Golgota, partecipiamo al suo trionfo.
    Il nostro essere presso il Padre avviene nella nostra comunione con il Figlio. In compagnia Sua, anche noi troviamo il nostro luogo di origine: finisce l'esilio e regniamo con Lui.
    Entriamo nella famiglia di Dio, però non più da schiavi, ma da liberi, figli nel Figlio.

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  2. Lettura del Giorno
    Dagli Atti degli Apostoli
    At 22,30; 23,6-11

    In quei giorni, [il comandante della coorte,] volendo conoscere la realtà dei fatti, cioè il motivo per cui Paolo veniva accusato dai Giudei, gli fece togliere le catene e ordinò che si riunissero i capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio; fece condurre giù Paolo e lo fece comparire davanti a loro.
    Paolo, sapendo che una parte era di sadducèi e una parte di farisei, disse a gran voce nel sinedrio: «Fratelli, io sono fariseo, figlio di farisei; sono chiamato in giudizio a motivo della speranza nella risurrezione dei morti».
    Appena ebbe detto questo, scoppiò una disputa tra farisei e sadducèi e l'assemblea si divise. I sadducèi infatti affermano che non c'è risurrezione né angeli né spiriti; i farisei invece professano tutte queste cose. Ci fu allora un grande chiasso e alcuni scribi del partito dei farisei si alzarono in piedi e protestavano dicendo: «Non troviamo nulla di male in quest'uomo. Forse uno spirito o un angelo gli ha parlato».
    La disputa si accese a tal punto che il comandante, temendo che Paolo venisse linciato da quelli, ordinò alla truppa di scendere, portarlo via e ricondurlo nella fortezza.
    La notte seguente gli venne accanto il Signore e gli disse: «Coraggio! Come hai testimoniato a Gerusalemme le cose che mi riguardano, così è necessario che tu dia testimonianza anche a Roma».

    Vangelo del Giorno
    Dal Vangelo secondo Giovanni
    Gv 17,20-26

    In quel tempo, [Gesù, alzàti gli occhi al cielo, pregò dicendo:]
    «Non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola: perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato.
    E la gloria che tu hai dato a me, io l'ho data a loro, perché siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell'unità e il mondo conosca che tu mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me.
    Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano anch'essi con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che tu mi hai dato; poiché mi hai amato prima della creazione del mondo.
    Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto, e questi hanno conosciuto che tu mi hai mandato. E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l'amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro».

    Le Parole dei Papi
    La richiesta centrale della preghiera sacerdotale di Gesù dedicata ai suoi discepoli di tutti i tempi è quella della futura unità di quanti crederanno in Lui. (…) L'unità dei cristiani da una parte è una realtà segreta che sta nel cuore delle persone credenti. Ma, al tempo stesso, essa deve apparire con tutta la chiarezza nella storia, deve apparire perché il mondo creda, ha uno scopo molto pratico e concreto deve apparire perchè tutti siano realmente una sola cosa. L'unità dei futuri discepoli, essendo unità con Gesù - che il Padre ha mandato nel mondo -, è anche la fonte originaria dell'efficacia della missione cristiana nel mondo.

    «Possiamo dire che nella preghiera sacerdotale di Gesù si compie l'istituzione della Chiesa ... Proprio qui, nell'atto dell'ultima cena, Gesù crea la Chiesa. Perché, che altro è la Chiesa se non la comunità dei discepoli che, mediante la fede in Gesù Cristo come inviato del Padre, riceve la sua unità ed è coinvolta nella missione di Gesù di salvare il mondo conducendolo alla conoscenza di Dio? Qui troviamo realmente una vera definizione della Chiesa. La Chiesa nasce dalla preghiera di Gesù. E questa preghiera non è soltanto parola: è l'atto in cui egli «consacra» se stesso e cioè «si sacrifica» per la vita del mondo. (Benedetto XVI - Udienza Generale, mercoledì, 25 gennaio 2012)

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    Risposte
    1. Dobbiamo essere uno, una sola cosa, come Gesù e il Padre sono una sola cosa. Questa è proprio la sfida di tutti noi cristiani: non lasciare posto alla divisione fra noi, non lasciare che lo spirito di divisione, il padre della menzogna entri in noi. Cercare sempre l’unità. […] Gesù prega perché noi siamo uno, una sola cosa. E la Chiesa ha tanto bisogno di questa preghiera di unità”. E un altro consiglio che Gesù ha dato in questi giorni di congedo è di rimanere in Lui: ‘Rimanete in me’. E chiede questa grazia […] ‘Padre, voglio che quelli che mi hai dato, anch’essi siano con me dove sono io’. Cioè, che questi rimangano là, con me. Il rimanere in Gesù, in questo mondo, finisce nel rimanere con Lui ‘perché contemplino la mia gloria’. ( P. Francesco Omelia da Santa Marta, 21 maggio 2015)

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