S. FAUSTI - “Slegatelo , lasciate che se vada” Siamo chiamati ad abbandonare i segni e lasciarli nel sepolcro . Saranno il trofeo della vittoria pasquale. Allora saremo capaci di gioire e di amare , abbandonati al Padre e ai fratelli , in ascolto della parola del Figlio, nel quale crediamo e viviamo.La morte infatti non è più morte . È come quella di Gesù , che “se ne va” verso il Padre della vita. In quel giorno apriremo definitivamente gli occhi e non lo vedremo più come in uno specchio, in maniera confusa, ma faccia a faccia. E saremo simili a lui, perchè lo vedremo così come Egli è (1Gv 3,2). Sarà il giorno della nostra nascita, in cui verremo alla luce piena della nostra realtà di figli di Dio. Splendidamente sant'Ambrogio sente rivolte a sé, peccatore, queste parole di Gesù come chiamata a uscire da quella tomba che lui è per se stesso. “Possa Tu, Signore, degnarti di venire a questa mia tomba, di lavarmi con le tue lacrime, poiché nei miei occhi inariditi non ne ho tante da poter lavare le mie colpe! Se piangerai per me sarò salvo! Se sarò degno delle tue lacrime, cancellerò il fetore di tutti i miei peccati. Se sarò degno che Tu pianga qualche istante per me, mi chiamerai dalla tomba di questo corpo e dirai .”Vieni fuori!”, perchè i miei pensieri non restino nello spazio ristretto di questo corpo, ma escano incontro a Cristo e vivano alla luce, perchè non pensi alle opere delle tenebre, ma alle opere della luce. Chi pensa al peccato, cerca di chiudersi nella propria coscienza . Chiama dunque fuori il tuo servo. Quantunque, stretto nel vincolo dei miei peccati, io abbia avvinti i piedi, legate le mani e sia ormai sepolto nei miei pensieri e nelle opere morte, alla tua chiamata uscirò libero e diventerò uno dei commensali nel tuo convito. E la tua casa si riempirà di prezioso profumo, se custodirai ciò che ti sei degnato di redimere”.
Così dice il Signore Dio: Ecco, io prenderò i figli d'Israele dalle nazioni fra le quali sono andati e li radunerò da ogni parte e li ricondurrò nella loro terra: farò di loro un solo popolo nella mia terra, sui monti d'Israele; un solo re regnerà su tutti loro e non saranno più due popoli, né saranno più divisi in due regni. Non si contamineranno più con i loro ìdoli, con i loro abomìni e con tutte le loro iniquità; li libererò da tutte le ribellioni con cui hanno peccato, li purificherò e saranno il mio popolo e io sarò il loro Dio. Il mio servo Davide regnerà su di loro e vi sarà un unico pastore per tutti; seguiranno le mie norme, osserveranno le mie leggi e le metteranno in pratica. Abiteranno nella terra che ho dato al mio servo Giacobbe. In quella terra su cui abitarono i loro padri, abiteranno essi, i loro figli e i figli dei loro figli, per sempre; il mio servo Davide sarà loro re per sempre. Farò con loro un'alleanza di pace; sarà un'alleanza eterna con loro. Li stabilirò e li moltiplicherò e porrò il mio santuario in mezzo a loro per sempre. In mezzo a loro sarà la mia dimora: io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo. Le nazioni sapranno che io sono il Signore che santifico Israele, quando il mio santuario sarà in mezzo a loro per sempre.
VANGELO DEL GIORNO Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 11,45-56
In quel tempo, molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che Gesù aveva compiuto, [ossia la risurrezione di Làzzaro,] credettero in lui. Ma alcuni di loro andarono dai farisei e riferirono loro quello che Gesù aveva fatto. Allora i capi dei sacerdoti e i farisei riunirono il sinèdrio e dissero: «Che cosa facciamo? Quest'uomo compie molti segni. Se lo lasciamo continuare così, tutti crederanno in lui, verranno i Romani e distruggeranno il nostro tempio e la nostra nazione». Ma uno di loro, Caifa, che era sommo sacerdote quell'anno, disse loro: «Voi non capite nulla! Non vi rendete conto che è conveniente per voi che un solo uomo muoia per il popolo, e non vada in rovina la nazione intera!». Questo però non lo disse da se stesso, ma, essendo sommo sacerdote quell'anno, profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione; e non soltanto per la nazione, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi. Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo. Gesù dunque non andava più in pubblico tra i Giudei, ma da lì si ritirò nella regione vicina al deserto, in una città chiamata Èfraim, dove rimase con i discepoli. Era vicina la Pasqua dei Giudei e molti dalla regione salirono a Gerusalemme prima della Pasqua per purificarsi. Essi cercavano Gesù e, stando nel tempio, dicevano tra loro: «Che ve ne pare? Non verrà alla festa?».
PAROLE DEL SANTO PADRE È stato un processo, un processo che incominciò con piccole inquietudini al tempo di Giovanni Battista e poi finì in questa seduta dei dottori della legge e dei sacerdoti. Un processo che cresceva […]. Questo modo di procedere dei dottori della legge è proprio una figura di come agisce la tentazione in noi, perché dietro di questa evidentemente era il diavolo che voleva distruggere Gesù e la tentazione in noi generalmente agisce così: incomincia con poca cosa, con un desiderio, un’idea, cresce, contagia altri e alla fine si giustifica. Questi sono i tre passi della tentazione del diavolo in noi e qui sono i tre passi che ha fatto la tentazione del diavolo nella persona del dottore della legge. […] Dovremmo avere l’abitudine di vedere questo processo della tentazione in noi. Quel processo che ci fa cambiare il cuore da bene in male, che ci porta sulla strada in discesa. […] Lo Spirito Santo ci illumini in questa conoscenza interiore. (Omelia da Santa Marta, 4 aprile 2020)
-->Qui tocchiamo con mano che Dio è vita e dona vita, ma si fa carico del dramma della morte. Gesù avrebbe potuto evitare la morte dell’amico Lazzaro, ma ha voluto fare suo il nostro dolore per la morte delle persone care, e soprattutto ha voluto mostrare il dominio di Dio sulla morte. In questo passo del Vangelo vediamo che la fede dell’uomo e l’onnipotenza di Dio, dell’amore di Dio si cercano e infine si incontrano. […] E la risposta di Dio non è un discorso, no, la risposta di Dio al problema della morte è Gesù: “Io sono la risurrezione e la vita… Abbiate fede!”. (Angelus, 29 marzo 2020)
GESUITI - Solo la compassione può creare rapporti veri, quando senti l’altro come altro così com’è e lo senti parte di te. Quindi quando Gesù piange, in realtà fa l’azione più sublime di Dio; quando lui piange, con le sue lacrime fuga ogni nostra lacrima, non siamo più soli e abbandonati, nemmeno nella morte. Dicevamo che queste lacrime che scendono sulla terra, sul sepolcro sono come la pioggia che fa germinare il seme potenziale che è il corpo dell’uomo e Lazzaro sarà il primo che esce dalla terra proprio per questo pianto. Di fatti Gesù ci salverà con la sua compassione, con la sua croce. E sarà il tema fondamentale di tutta la seconda parte del Vangelo questo amore di Dio, la conoscenza del quale è la gloria di Dio e la vita dell’uomo
S. FAUSTI - “Slegatelo , lasciate che se vada” Siamo chiamati ad abbandonare i segni e lasciarli nel sepolcro . Saranno il trofeo della vittoria pasquale. Allora saremo capaci di gioire e di amare ,
RispondiEliminaabbandonati al Padre e ai fratelli , in ascolto della parola del Figlio, nel quale crediamo e viviamo.La morte infatti non è più morte . È come quella di Gesù , che “se ne va” verso il Padre della vita. In quel giorno apriremo definitivamente gli occhi e non lo vedremo più come in uno specchio, in maniera confusa, ma faccia a faccia. E saremo simili a lui, perchè lo vedremo così come Egli è (1Gv 3,2).
Sarà il giorno della nostra nascita, in cui verremo alla luce piena
della nostra realtà di figli di Dio.
Splendidamente sant'Ambrogio sente rivolte a sé, peccatore, queste parole di Gesù come chiamata a uscire da quella tomba che lui è per se stesso.
“Possa Tu, Signore, degnarti di venire a questa mia tomba, di lavarmi con le tue lacrime, poiché nei miei occhi inariditi non ne ho tante da poter lavare le mie colpe! Se piangerai per me sarò salvo!
Se sarò degno delle tue lacrime, cancellerò il fetore di tutti i miei peccati. Se sarò degno che Tu pianga qualche istante per me, mi chiamerai dalla tomba di questo corpo e dirai .”Vieni fuori!”, perchè i miei pensieri non restino nello spazio ristretto di questo corpo, ma escano incontro a Cristo e vivano alla luce, perchè non pensi alle opere delle tenebre, ma alle opere della luce.
Chi pensa al peccato, cerca di chiudersi nella propria coscienza . Chiama dunque fuori il tuo servo.
Quantunque, stretto nel vincolo dei miei peccati, io abbia avvinti i piedi, legate le mani e sia ormai sepolto nei miei pensieri e nelle opere morte, alla tua chiamata uscirò libero e diventerò uno dei commensali nel tuo convito.
E la tua casa si riempirà di prezioso profumo, se custodirai ciò che ti sei degnato di redimere”.
Dal libro del profeta Ezechièle
RispondiEliminaEz 37,21-28
Così dice il Signore Dio: Ecco, io prenderò i figli d'Israele dalle nazioni fra le quali sono andati e li radunerò da ogni parte e li ricondurrò nella loro terra: farò di loro un solo popolo nella mia terra, sui monti d'Israele; un solo re regnerà su tutti loro e non saranno più due popoli, né saranno più divisi in due regni.
Non si contamineranno più con i loro ìdoli, con i loro abomìni e con tutte le loro iniquità; li libererò da tutte le ribellioni con cui hanno peccato, li purificherò e saranno il mio popolo e io sarò il loro Dio.
Il mio servo Davide regnerà su di loro e vi sarà un unico pastore per tutti; seguiranno le mie norme, osserveranno le mie leggi e le metteranno in pratica. Abiteranno nella terra che ho dato al mio servo Giacobbe. In quella terra su cui abitarono i loro padri, abiteranno essi, i loro figli e i figli dei loro figli, per sempre; il mio servo Davide sarà loro re per sempre.
Farò con loro un'alleanza di pace; sarà un'alleanza eterna con loro. Li stabilirò e li moltiplicherò e porrò il mio santuario in mezzo a loro per sempre. In mezzo a loro sarà la mia dimora: io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo.
Le nazioni sapranno che io sono il Signore che santifico Israele, quando il mio santuario sarà in mezzo a loro per sempre.
VANGELO DEL GIORNO
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 11,45-56
In quel tempo, molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che Gesù aveva compiuto, [ossia la risurrezione di Làzzaro,] credettero in lui. Ma alcuni di loro andarono dai farisei e riferirono loro quello che Gesù aveva fatto.
Allora i capi dei sacerdoti e i farisei riunirono il sinèdrio e dissero: «Che cosa facciamo? Quest'uomo compie molti segni. Se lo lasciamo continuare così, tutti crederanno in lui, verranno i Romani e distruggeranno il nostro tempio e la nostra nazione».
Ma uno di loro, Caifa, che era sommo sacerdote quell'anno, disse loro: «Voi non capite nulla! Non vi rendete conto che è conveniente per voi che un solo uomo muoia per il popolo, e non vada in rovina la nazione intera!». Questo però non lo disse da se stesso, ma, essendo sommo sacerdote quell'anno, profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione; e non soltanto per la nazione, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi. Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo.
Gesù dunque non andava più in pubblico tra i Giudei, ma da lì si ritirò nella regione vicina al deserto, in una città chiamata Èfraim, dove rimase con i discepoli.
Era vicina la Pasqua dei Giudei e molti dalla regione salirono a Gerusalemme prima della Pasqua per purificarsi. Essi cercavano Gesù e, stando nel tempio, dicevano tra loro: «Che ve ne pare? Non verrà alla festa?».
PAROLE DEL SANTO PADRE
È stato un processo, un processo che incominciò con piccole inquietudini al tempo di Giovanni Battista e poi finì in questa seduta dei dottori della legge e dei sacerdoti. Un processo che cresceva […]. Questo modo di procedere dei dottori della legge è proprio una figura di come agisce la tentazione in noi, perché dietro di questa evidentemente era il diavolo che voleva distruggere Gesù e la tentazione in noi generalmente agisce così: incomincia con poca cosa, con un desiderio, un’idea, cresce, contagia altri e alla fine si giustifica. Questi sono i tre passi della tentazione del diavolo in noi e qui sono i tre passi che ha fatto la tentazione del diavolo nella persona del dottore della legge. […] Dovremmo avere l’abitudine di vedere questo processo della tentazione in noi. Quel processo che ci fa cambiare il cuore da bene in male, che ci porta sulla strada in discesa. […] Lo Spirito Santo ci illumini in questa conoscenza interiore. (Omelia da Santa Marta, 4 aprile 2020)
-->Qui tocchiamo con mano che Dio è vita e dona vita, ma si fa carico del dramma della morte. Gesù avrebbe potuto evitare la morte dell’amico Lazzaro, ma ha voluto fare suo il nostro dolore per la morte delle persone care, e soprattutto ha voluto mostrare il dominio di Dio sulla morte. In questo passo del Vangelo vediamo che la fede dell’uomo e l’onnipotenza di Dio, dell’amore di Dio si cercano e infine si incontrano. […] E la risposta di Dio non è un discorso, no, la risposta di Dio al problema della morte è Gesù: “Io sono la risurrezione e la vita… Abbiate fede!”. (Angelus, 29 marzo 2020)
RispondiEliminaGESUITI - Solo la compassione può
RispondiEliminacreare rapporti veri, quando senti l’altro come altro così com’è e lo
senti parte di te.
Quindi quando Gesù piange, in realtà fa l’azione più sublime
di Dio; quando lui piange, con le sue lacrime fuga ogni nostra
lacrima, non siamo più soli e abbandonati, nemmeno nella morte.
Dicevamo che queste lacrime che scendono sulla terra, sul sepolcro
sono come la pioggia che fa germinare il seme potenziale che è il
corpo dell’uomo e Lazzaro sarà il primo che esce dalla terra proprio
per questo pianto.
Di fatti Gesù ci salverà con la sua compassione, con la sua
croce. E sarà il tema fondamentale di tutta la seconda parte del
Vangelo questo amore di Dio, la conoscenza del quale è la gloria di
Dio e la vita dell’uomo