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martedì 19 aprile 2016

"LAZARO, VEN AFUERA!" JU 11,43

3 commenti:

  1. S. FAUSTI - Questo urlo scaturisce da un'azione di grazie al Padre della vita.
    Il Figlio dell'uomo urla, quanti sono nei sepolcri odono la sua voce di tromba . E' l'anticipo della resurrezione finale.
    "Hai gridato , hai infranto la mia sordità" (S. Agostino).
    Ciò che avviene a Lazzaro è segno di ciò che avviene in noi : tolta la pietra che ci separa da quelli che ci hanno preceduto, è ristabilita la comunione piena tra i fratelli.
    Tutti, infatti, sia che vegliamo sia che dormiamo, viviamo insieme con il Signore , viviamo per Dio, che è un Dio dei vivi e non dei morti.
    La Parola, che fece uscire dal nulla tutte le cose, nel Figlio dell'uomo si fa ascoltare anche dai morti, facendoli uscire dai sepolcri : è la nuova creazione, l'esodo definitivo dalla morte alla vita.(5,24-29)
    "Riconoscerete che Io Sono il Signore, quando aprirò le vostre tombe e vi risusciterò dai vostri sepolcri" (Ez 37,13).

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  2. 21 - 9 CANTO AL VANGELO
    R. Alleluia, alleluia.
    Non ti lodiamo, Dio, ti proclamiamo Signore;
    ti acclama il coro degli apostoli.
    R. Alleluia.
    VANGELO
    Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori.
    + Dal Vangelo secondo Matteo 9,9-13
    In quel tempo, mentre andava via, Gesù vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì. Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: Misericordia io voglio e non sacrifici. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori».
    Parola del Signore.
    PRIMA LETTURA
    Cristo ha dato ad alcuni di essere apostoli, ad altri di essere evangelisti.
    Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini 4,1-7.11-13
    Fratelli, io, prigioniero a motivo del Signore, vi esorto: comportatevi in maniera degna della chiamata che avete ricevuto, con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità, sopportandovi a vicenda nell'amore, avendo a cuore di conservare l'unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace. Un solo corpo e un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti. A ciascuno di noi, tuttavia, è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo. Ed egli ha dato ad alcuni di essere apostoli, ad altri di essere profeti, ad altri ancora di essere evangelisti, ad altri di essere pastori e maestri, per preparare i fratelli a compiere il ministero, allo scopo di edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti all'unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, fino all'uomo perfetto, fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo.
    Parola di Dio.

    SALMO RESPONSORIALE (Dal Salmo 18)
    R. Per tutta la terra si diffonde il loro annuncio.
    I cieli narrano la gloria di Dio,
    l'opera delle sue mani annuncia il firmamento.
    Il giorno al giorno ne affida il racconto
    e la notte alla notte ne trasmette notizia. R.
    Senza linguaggio, senza parole,
    senza che si oda la loro voce,
    per tutta la terra si diffonde il loro annuncio
    e ai confini del mondo il loro messaggio. R.

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  3. GESUITI - Gesù ci fa capire che il nostro limite – ogni limite – non è il
    luogo dove noi siamo finiti, ma il luogo dove comincia l’altro. E, nel
    luogo dove comincia l’Altro, o io mi difendo e attacco perché voglio
    essere illimitato e quindi vivo nella morte e nel conflitto, oppure
    questo luogo in cui finisco io e comincia l’Altro è il luogo della
    comunione, della relazione, del dono, del perdono.
    Noi siamo simili a Dio non perché siamo senza limiti, ma
    perché viviamo i nostri limiti come luogo di comunione e d’amore. E
    la vita è esattamente questa comunione e questo amore, perché, se
    non ci sono comunione e amore, la vita non ha senso, è una vita
    morta e spenta.
    Abbiamo visto poi il dialogo di Gesù con le due sorelle – la
    volta scorsa – e che la vera risurrezione come abbiamo detto non è
    quella di Lazzaro, poverino che deve risorgere e morire una seconda
    volta, come non bastasse una sola volta, la vera risurrezione è
    quella di Marta e Maria che hanno capito una cosa: che Gesù è
    risurrezione vita, perché? Perché è il Figlio che ama il Padre e i
    fratelli e vivere in Gesù, vivere in questo amore è già vivere una vita
    che ha vinto la morte.
    “Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita perché
    amiamo i fratelli”, perché? Perché l’amore è Dio e Dio è eterno ed è
    il principio ed il fine di tutto e chi vive questo, vive già oltre la morte
    già adesso. Quindi Gesù è venuto a farci vivere la vita di Dio già su
    questa terra e la risurrezione di Lazzaro che questa sera vedremo è
    segno di questa vita che siamo chiamati a vivere adesso.

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