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sabato 18 luglio 2015

MI GLORIA Ju 5,41 - 43


3 commenti:

  1. LA MADRE - STUPORE DAVANTI ALL'UNIGENITO - S. KAROL WOJTYLA
    Questa luce scavava lentamente gli eventi di ogni giorno,
    a cui fin dall'infanzia si abituano occhi e mani di donna -
    Lentamente, in questi eventi, si scoprì così sconfinato
    chiarore
    che le mani da sole si congiunsero quando la parola
    perse la sua dimensione.

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  2. S. FAUSTI - La gloria è la consistenza, l'identità di una persona, che viene dal suo riconoscimento. Si tratta di scegliere tra il riconoscimento degli uomini e quello di Dio, tra vana-gloria e gloria vera . Gesù non è in cerca di vana gloria.
    La Sua autostima gli viene dall'essere riconosciuto e amato dal Padre.
    La stoltezza è cercare altrove la propria gloria. Chi non conosce l'amor del Padre, la preziosità di cui gode ai Suoi occhi – l'uomo per Lui è un prodigio, molto bello (Is 43,4) – ignora la propria identità, manca del suo peso. Il suo bisogno di stima resta vuoto e inappagato.
    Adamo, ignorando l'amore del Padre, si è allontanato da Lui, cercando in sé la propria gloria.
    E si è ritrovato nudo .
    Infatti “ quanto ciascuno è ai Tuoi occhi, tanto egli è e nulla più” (S. Francesco).
    Solo l'amore fa conoscere Dio “Chi non ama non conosce Dio, perchè Dio è Amore” (!Gv 4,8).
    E solo l'amore è credibile : l'argomento decisivo e ultimo della verità di ogni testimonianza è l'amore di chi la dà e di chi la riceve.
    Il Figlio viene nel Nome del Padre. Chi cerca la gloria in se stesso, non prende quella del Figlio, che viene dal Padre.
    Rifiutiamo il Figlio, perché rifiutiamo di essere figli. Prendiamo invece volentieri tutti coloro che si presentano come padroni, perché vogliamo essere come loro.

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  3. Dal libro dell'Èsodo
    Es 32,7-14
    In quei giorni, il Signore disse a Mosè: «Va', scendi, perché il tuo popolo, che hai fatto uscire dalla terra d'Egitto, si è pervertito. Non hanno tardato ad allontanarsi dalla via che io avevo loro indicato! Si sono fatti un vitello di metallo fuso, poi gli si sono prostràti dinanzi, gli hanno offerto sacrifici e hanno detto: Ecco il tuo Dio, Israele, colui che ti ha fatto uscire dalla terra d'Egitto».
    Il Signore disse inoltre a Mosè: «Ho osservato questo popolo: ecco, è un popolo dalla dura cervìce. Ora lascia che la mia ira si accenda contro di loro e li divori. Di te invece farò una grande nazione».
    Mosè allora supplicò il Signore, suo Dio, e disse: «Perché, Signore, si accenderà la tua ira contro il tuo popolo, che hai fatto uscire dalla terra d'Egitto con grande forza e con mano potente? Perché dovranno dire gli Egiziani: Con malizia li ha fatti uscire, per farli perire tra le montagne e farli sparire dalla terra? Desisti dall'ardore della tua ira e abbandona il proposito di fare del male al tuo popolo. Ricòrdati di Abramo, di Isacco, di Israele, tuoi servi, ai quali hai giurato per te stesso e hai detto: "Renderò la vostra posterità numerosa come le stelle del cielo, e tutta questa terra, di cui ho parlato, la darò ai tuoi discendenti e la possederanno per sempre"».
    Il Signore si pentì del male che aveva minacciato di fare al suo popolo.
    Dal Vangelo secondo Giovanni
    Gv 5,31-47

    In quel tempo, Gesù disse ai Giudei:
    «Se fossi io a testimoniare di me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera. C'è un altro che dà testimonianza di me, e so che la testimonianza che egli dà di me è vera.
    Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché siate salvati. Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce.
    Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato.
    E anche il Padre, che mi ha mandato, ha dato testimonianza di me. Ma voi non avete mai ascoltato la sua voce né avete mai visto il suo volto, e la sua parola non rimane in voi; infatti non credete a colui che egli ha mandato.
    Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me. Ma voi non volete venire a me per avere vita.
    Io non ricevo gloria dagli uomini. Ma vi conosco: non avete in voi l'amore di Dio. Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi accogliete; se un altro venisse nel proprio nome, lo accogliereste. E come potete credere, voi che ricevete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene dall'unico Dio?
    Non crediate che sarò io ad accusarvi davanti al Padre; vi è già chi vi accusa: Mosè, nel quale riponete la vostra speranza. Se infatti credeste a Mosè, credereste anche a me; perché egli ha scritto di me. Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?».

    PAROLE DEL SANTO PADRE
    La nostalgia di tornare agli idoli, tornare al peggio, non sapere aspettare il Dio vivente. Questa nostalgia è una malattia, anche nostra. Si incomincia a camminare con l’entusiasmo di essere liberi, ma poi incominciano le lamentele: “Ma sì, questo è un momento duro, il deserto, ho sete, voglio dell’acqua, voglio la carne … ma in Egitto mangiavamo le cipolle, le cose buone e qui non c’è …” […] Oggi la domanda che io vorrei fare a tutti noi, a tutti: quali sono i miei idoli? Ognuno ha i propri. Quali sono i miei idoli. Dove li nascondo. E che il Signore non ci trovi, alla fine della vita, e dica di ognuno di noi: “Ti sei pervertito. Ti sei allontanato dalla via che io avevo indicato. Ti sei prostrato dinanzi a un idolo”. Chiediamo al Signore la grazia di conoscere i nostri idoli. E se non possiamo cacciarli via, almeno tenerli all’angolo. (Omelia da Santa Marta, 26 marzo 2020)

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