CANTO DEL DIO NASCOSTO - S. KAROL WOJTYLA Ardi, non troppo vicino al cielo e non troppo lontano. Ricordati, cuore, di quello sguardo in cui ti attende tutta l'eternità.
Chinati, cuore, chinati , sulla riva, annebbiata nella profondità degli occhi, sul fiore inaccessibile, su una delle rose.
S. FAUSTI - “L'ora” il segno avvenuto ieri produce “oggi” il prodigio del terzo giorno . La fede, che dona la vita a chi crede nel Figlio. “All'ora settima” E' l'ora dopo la sesta , quando inizia la glorificazione di Gesù , innalzato sulla croce. La Parola di Gesù è stata efficace all'istante. La fede in essa ha fatto passare dalla notte alla luce del terzo giorno quest'uomo, primizia dell'abbondante frutto che produrrà il seme deposto sotto terra. Quest'uomo ora diventa padre, perchè, per la fede nella Parola, è in cammino verso il figlio che vive. Di lui anche noi ci riconosciamo discendenti. “Era quell'ora in cui Gesù gli disse” l'ora della salvezza è la stessa della Parola di Gesù . Credere in Lui è vivere ritrovare la propria identità, perduta, di figli. Questa fede in Gesù è appunto il passaggio dalla morte alla vita. “Lui e la sua casa” l'uomo non è mai solo . È un tessuto di relazioni, malate o sane. La fede nella Parola guarisce il rapporto padre/figlio. La “casa” è il luogo primo dei rapporti, che condiziona gli altri. Essa è guarita dalla fede, perchè finalmente l'uomo ritrova la sua casa ed è di casa con Dio. Lo stare insieme non è più un gioco di dominio/sudditanza, ma è quello di una famiglia, dove si rispecchia tra le persone il rapporto che ciscuno ha con il Padre.
«Ecco, io creo nuovi cieli e nuova terra; non si ricorderà più il passato, non verrà più in mente, poiché si godrà e si gioirà sempre di quello che sto per creare, poiché creo Gerusalemme per la gioia, e il suo popolo per il gaudio. Io esulterò di Gerusalemme, godrò del mio popolo.
Non si udranno più in essa voci di pianto, grida di angoscia. Non ci sarà più un bimbo che viva solo pochi giorni, né un vecchio che dei suoi giorni non giunga alla pienezza, poiché il più giovane morirà a cento anni e chi non raggiunge i cento anni sarà considerato maledetto. Fabbricheranno case e le abiteranno, pianteranno vigne e ne mangeranno il frutto».
VANGELO DEL GIORNO Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 4,43-54
In quel tempo, Gesù partì [dalla Samarìa] per la Galilea. Gesù stesso infatti aveva dichiarato che un profeta non riceve onore nella propria patria. Quando dunque giunse in Galilea, i Galilei lo accolsero, perché avevano visto tutto quello che aveva fatto a Gerusalemme, durante la festa; anch'essi infatti erano andati alla festa.
Andò dunque di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l'acqua in vino. Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafàrnao. Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e gli chiedeva di scendere a guarire suo figlio, perché stava per morire.
Gesù gli disse: «Se non vedete segni e prodigi, voi non credete». Il funzionario del re gli disse: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia». Gesù gli rispose: «Va', tuo figlio vive». Quell'uomo credette alla parola che Gesù gli aveva detto e si mise in cammino.
Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i suoi servi a dirgli: «Tuo figlio vive!». Volle sapere da loro a che ora avesse cominciato a star meglio. Gli dissero: «Ieri, un'ora dopo mezzogiorno, la febbre lo ha lasciato». Il padre riconobbe che proprio a quell'ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive», e credette lui con tutta la sua famiglia.
Questo fu il secondo segno, che Gesù fece quando tornò dalla Giudea in Galilea.
PAROLE DEL SANTO PADRE Quando il Signore passa nella nostra vita e fa un miracolo in ognuno di noi, e ognuno di noi sa cosa ha fatto il Signore nella sua vita, lì non finisce tutto: questo è l’invito ad andare avanti, a continuare a camminare, a “cercare il volto di Dio” dice il salmo, a cercare questa gioia. (Santa Marta, 12 marzo 2018) VEDI ANCHE I COMMENTI precedenti : EL HOMBRE CREYÓ Ju 4,50-51 "TU HIJO VIVE" Ju 4,48-50
CANTO DEL DIO NASCOSTO - S. KAROL WOJTYLA
RispondiEliminaArdi, non troppo vicino al cielo
e non troppo lontano.
Ricordati, cuore, di quello sguardo
in cui ti attende tutta l'eternità.
Chinati, cuore, chinati , sulla riva,
annebbiata nella profondità degli occhi,
sul fiore inaccessibile,
su una delle rose.
S. FAUSTI - “L'ora” il segno avvenuto ieri produce “oggi” il prodigio del terzo giorno . La fede, che dona la vita a chi crede nel Figlio. “All'ora settima” E' l'ora dopo la sesta , quando inizia la glorificazione di Gesù , innalzato sulla croce. La Parola di Gesù è stata efficace all'istante. La fede in essa ha fatto passare dalla notte alla luce del terzo giorno quest'uomo, primizia dell'abbondante frutto che produrrà il seme deposto sotto terra. Quest'uomo ora diventa padre, perchè, per la fede nella Parola, è in cammino verso il figlio che vive. Di lui anche noi ci riconosciamo discendenti.
RispondiElimina“Era quell'ora in cui Gesù gli disse” l'ora della salvezza è la stessa della Parola di Gesù . Credere in Lui è vivere ritrovare la propria identità, perduta, di figli. Questa fede in Gesù è appunto il passaggio dalla morte alla vita.
“Lui e la sua casa” l'uomo non è mai solo . È un tessuto di relazioni, malate o sane. La fede nella Parola guarisce il rapporto padre/figlio.
La “casa” è il luogo primo dei rapporti, che condiziona gli altri.
Essa è guarita dalla fede, perchè finalmente l'uomo ritrova la sua casa ed è di casa con Dio.
Lo stare insieme non è più un gioco di dominio/sudditanza, ma è quello di una famiglia, dove si rispecchia tra le persone il rapporto che ciscuno ha con il Padre.
Dal libro del profeta Isaìa
RispondiEliminaIs 65,17-21
Così dice il Signore:
«Ecco, io creo nuovi cieli e nuova terra;
non si ricorderà più il passato,
non verrà più in mente,
poiché si godrà e si gioirà sempre
di quello che sto per creare,
poiché creo Gerusalemme per la gioia,
e il suo popolo per il gaudio.
Io esulterò di Gerusalemme,
godrò del mio popolo.
Non si udranno più in essa
voci di pianto, grida di angoscia.
Non ci sarà più
un bimbo che viva solo pochi giorni,
né un vecchio che dei suoi giorni
non giunga alla pienezza,
poiché il più giovane morirà a cento anni
e chi non raggiunge i cento anni
sarà considerato maledetto.
Fabbricheranno case e le abiteranno,
pianteranno vigne e ne mangeranno il frutto».
VANGELO DEL GIORNO
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 4,43-54
In quel tempo, Gesù partì [dalla Samarìa] per la Galilea. Gesù stesso infatti aveva dichiarato che un profeta non riceve onore nella propria patria. Quando dunque giunse in Galilea, i Galilei lo accolsero, perché avevano visto tutto quello che aveva fatto a Gerusalemme, durante la festa; anch'essi infatti erano andati alla festa.
Andò dunque di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l'acqua in vino. Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafàrnao. Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e gli chiedeva di scendere a guarire suo figlio, perché stava per morire.
Gesù gli disse: «Se non vedete segni e prodigi, voi non credete». Il funzionario del re gli disse: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia». Gesù gli rispose: «Va', tuo figlio vive». Quell'uomo credette alla parola che Gesù gli aveva detto e si mise in cammino.
Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i suoi servi a dirgli: «Tuo figlio vive!». Volle sapere da loro a che ora avesse cominciato a star meglio. Gli dissero: «Ieri, un'ora dopo mezzogiorno, la febbre lo ha lasciato». Il padre riconobbe che proprio a quell'ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive», e credette lui con tutta la sua famiglia.
Questo fu il secondo segno, che Gesù fece quando tornò dalla Giudea in Galilea.
PAROLE DEL SANTO PADRE
Quando il Signore passa nella nostra vita e fa un miracolo in ognuno di noi, e ognuno di noi sa cosa ha fatto il Signore nella sua vita, lì non finisce tutto: questo è l’invito ad andare avanti, a continuare a camminare, a “cercare il volto di Dio” dice il salmo, a cercare questa gioia. (Santa Marta, 12 marzo 2018)
VEDI ANCHE I COMMENTI precedenti :
EL HOMBRE CREYÓ Ju 4,50-51
"TU HIJO VIVE" Ju 4,48-50