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lunedì 12 settembre 2016

"LA GLORIA DE MI PADRE" Ju 15,8-9

3 commenti:

  1. BENEDETTO XVI – Gesù di Nazaret – La parabola della Vite nei discorsi di Addio di Gesù porta avanti l'intera storia del pensiero e del discorso biblico sulla vite e apre un'ultima profondità.
    ”Io Sono la Vera Vite” dice il Signore (Gv 15,1). E' importante innanzitutto l'aggettivo “ vera”.
    Ma l'elemento essenziale e di massimo rilievo in questa frase è l'”Io Sono” ; il Figlio stesso si identifica con la Vite, è diventato Egli Stesso Vite.
    Si è lasciato piantare nella terra. E' entrato nella vite : il mistero dell'Incarnazione, di cui Giovanni ha parlato nel prologo, viene ripreso in modo sorprendente. Ora la vite non è più una creatura che Dio guarda con amore, ma che può anche sradicare e rigettare.
    Nel Figlio è diventato Egli stesso Vite, si è identificato per sempre e ontologicamente con la vite.
    Questa Vite non può mai più essere sradicata, non può mai più essere abbandonata al saccheggio: è definitivamente di Dio, attraverso il Figlio Stesso che vive in essa.
    La promessa è irrevocabile, l'unità è divenuta indistruttibile. Questo è il nuovo grande passo storico di Dio che costituisce il significato più profondo della parabola : Incarnazione, Morte e Resurrezione si rivelano in tutta la loro portata.
    Il “Figlio di Dio” Gesù Cristo … non fu “si” e “no”, ma in Lui c'è stato il Sì.
    E in realtà tutte le promesse di Dio in Lui son divenute Sì (2Cor 1,19) è così che lo esprime S. Paolo.
    Il Salmo 80,18 aveva legato strettamente il “Figlio dell'uomo” con la vite. Ma se il Figlio è ora diventato Egli stesso la Vite, ne consegue reciprocamente che Egli proprio in questo modo resta una cosa sola con i suoi, con tutti i figli di Dio dispersi che è venuto a raccogliere (Gv 11, 52).
    La vite come attributo cristologico contiene in sé anche un'intera Ecclesiologia.
    Indica l'unione inscindibile di Gesù con i suoi che , con Lui e per mezzo di Lui, son tutti “vite” e la cui vocazione è rimanere nella Vite. La parabola esprime l'inseparabilità di Gesù dai suoi, il loro essere una cosa sola con Lui e in Lui. Il discorso della Vite dimostra così l'irrevocabilità del dono fatto da Dio, che non verrà tolto.
    La vite non può più essere sradicata, non può più essere abbandonata al saccheggio. Abbisogna però, continuamente, della purificazione.
    Purificazione, frutto, rimanere, comandamento, amore, unità – sono queste le grandi parole – chiave
    di questo dramma dell'essere nella Vite in e con il Figlio, un dramma che il Signore pone dinanzi alla nostra anima con le Sue Parole .

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  2. -->Purificazione - sempre di nuovo la Chiesa, il singolo, necessitano della purificazione: i processi di purificazione, tanto dolorosi quanto necessari, pervadono l'intera storia, pervadono la vita degli uomini che si sono donati a Cristo.
    In queste purificazioni è sempre presente il mistero di morte e resurrezione.
    L'autoesaltazione dell'uomo come anche delle istituzioni va tagliata via, ciò che è diventato troppo grande va ricondotto alla semplicità e alla povertà del Signore Stesso.
    Solo attraverso tali processi di morte la fertilità persiste e si rinnova.
    La purificazione mira al frutto, ci dice il Signore. Qual è il frutto che egli attende? Guardiamo innanzitutto il frutto che Egli stesso ha portato col Suo morire e col Suo risorgere.
    Ricordiamoci che la parabola della vite sta nel contesto dell'Ultima Cena di Gesù.
    Dopo la moltiplicazione dei pani, Gesù aveva parlato del vero Pane del cielo che Egli avrebbe donato, dando così una profonda interpretazione anticipata del Pane Eucaristico.
    E' difficile immaginare che , nel discorso della Vite, Egli non alluda tacitamente al Nuovo Vino, cui aveva già fatto riferimento a Cana e di cuio ra ci fa dono – il Vino derivato dalla Sua Passione, dal Suo Amore “sino alla fine” (Gv 13,1).
    Da questo punto di vista, la parabola della Vite ha senz'atro uno sfondo Eucaristico.
    Rimanda al frutto portato da Gesù : il Suo Amore che si dona sulla Croce , che è il Nuovo Vino pregiato destinato al banchetto nuziale di Dio con gli uomini.
    L'Eucaristia diviene così comprensibile in tutta la sua profondità e grandezza.
    Ci rimanda al frutto che noi, in quanto tralci, possiamo e dobbiamo portare con Cristo e in virtù di Cristo : il frutto che il Signore si aspetta da noi è l'amore – che , con Lui, accetta il mistero della croce e diventa partecipe alla Sua autodonazione – e così la vera giustizia che prepara il mondo in vista del regno di Dio. Il frutto e l'amore vanno insieme .
    Il vero frutto è l'amore che ha attraversato la croce e le purificazioni di Dio.
    Se il frutto che dobbiamo portare è l 'amore, il suo presupposto è proprio questo “rimanere” che profondamente ha a che fare con quella fede che non lascia il Signore. Si parla al v. 7 della preghiera come momento essenziale di questo “rimanere”: all'orante è promesso il sicuro esaudimento.
    Pregare nel Nome di Gesù , però, non significa chiedere una cosa qualsiasi, bensì chiedere il dono essenziale che Gesù , nei discorsi di addio, qualifica “la gioia”, mentre Luca lo chiama Spirito Santo, il che, in fondo , è la stessa cosa.
    Le Parole sul rimanere nell'amore rimandano già all'ultimo versetto della Preghiera Sacerdotale di Gesù (Gv 17 : Ho fatto conosce loro il Tuo Nome e Lo farò conoscere, perché l'Amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro) , legando così il discorso della Vite al grande tema dell'unità, che il Signore presenta come supplica al Padre.

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  3. Antifona

    Rallegriamoci tutti nel Signore,
    in questo giorno di festa in onore di santa Brigida;
    della sua gloria si allietano gli angeli e lodano il Figlio di Dio.

    Si dice il Gloria.

    Colletta

    O Dio, che hai guidato santa Brigida
    nelle varie condizioni della sua vita,
    e nella contemplazione della passione del tuo Figlio
    le hai rivelato la sapienza della croce,
    concedi a noi di cercare te in ogni cosa,
    seguendo fedelmente la tua chiamata.
    Per il nostro Signore Gesù Cristo.
    Prima Lettura
    Non vivo più io, ma Cristo vive in me.

    Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati
    Gal 2,19-20

    Fratelli, mediante la Legge io sono morto alla Legge, affinché io viva per Dio.
    Sono stato crocifisso con Cristo, e non vivo più io, ma Cristo vive in me.
    E questa vita, che io vivo nel corpo, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me.

    Parola di Dio.


    Salmo Responsoriale

    Dal Sal 33 (34)

    R. Benedirò il Signore in ogni tempo.

    Benedirò il Signore in ogni tempo,
    sulla mia bocca sempre la sua lode.
    Io mi glorio nel Signore:
    i poveri ascoltino e si rallegrino. R.

    Magnificate con me il Signore,
    esaltiamo insieme il suo nome.
    Ho cercato il Signore: mi ha risposto
    e da ogni mia paura mi ha liberato. R.

    Guardate a lui e sarete raggianti,
    i vostri volti non dovranno arrossire.
    Questo povero grida e il Signore lo ascolta,
    lo salva da tutte le sue angosce. R.

    L’angelo del Signore si accampa
    attorno a quelli che lo temono, e li libera.
    Gustate e vedete com’è buono il Signore;
    beato l’uomo che in lui si rifugia. R.

    Temete il Signore, suoi santi:
    nulla manca a coloro che lo temono.
    I leoni sono miseri e affamati,
    ma a chi cerca il Signore non manca alcun bene. R.

    Acclamazione al Vangelo

    Alleluia, alleluia.

    Rimanete nel mio amore, dice il Signore,
    chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto. (Gv 15,9b.5b)

    Alleluia.


    Vangelo
    Chi rimane in me e io in lui porta molto frutto.

    Dal Vangelo secondo Giovanni
    Gv 15,1-8

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato.
    Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
    Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».

    Parola del Signore.

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