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mercoledì 21 settembre 2016

"YO LOS ELEGÍ DE ÉL" Ju 15,18-19

7 commenti:

  1. FAUSTI - “Se il mondo vi odia...” Si dice :”non amate né il mondo, né le cose del mondo! Se uno ama il mondo, l'amore del Padre non è in lui” (1 Gv 2,15). Anzi, “amare il mondo è odiare Dio”
    (Gc 4,4). Infatti il mondo ritiene bene ciò che è male e viceversa .
    Ha come principio d'azione l'egoismo e non l'amore, il possesso e non il dono, la concorrenza e non la solidarietà, l'accumulo e non la condivisione, la violenza e non la mitezza, l'arroganza e non la semplicità , l'orgoglio e non l'umiltà, la rabbia e non la compassione.
    Oggi possiamo aggiungere, come punto estremo che permette ogni delirio : l'immagine e non la realtà. Il risultato è l'idolatria, che ci rende inconsistenti e morti, come le immagini che adoriamo. “Tutto quello che è nel mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita, non viene dal Padre, ma dal mondo”.
    (1 Gv 2,16). C'è una vera lotta interiore tra male e bene. L'asse del male non è esterno a noi, ma passa dentro il nostro cuore, attraverso la mondanità che è in noi. Quando in noi vince il bene, e, invece di imitare i desideri del mondo, imitiamo quelli del Figlio, allora siamo odiati.
    La violenza non è vinta da una violenza maggiore, né l'egoismo da uno maggiore .
    Solo la mitezza e l'amore spuntano le armi del male.
    Proprio per questo chi è mite e ama è oggetto di violenza e di odio.
    Il Figlio, che imita il desiderio del Padre e ama i fratelli, ci ha aperto la via della libertà.
    Lui per primo è stato odiato.
    L'odio del mondo è per il discepolo, contrassegno di garanzia (Mt 5,11) : è simile al suo Maestro e Signore.
    Se i discepoli avessero gli stessi desideri del mondo, sarebbero amati, perchè ne favorirebbero il gioco.
    Accetterebbero che la vita è una guerra senza fine, fino a quando tutto è finito.Nel frattempo è premiato il più violento di turno, che può imporsi sugli altri, soppiantando chi era prima di lui.
    I discepoli non mutuano dal mondo la loro identità. Non desiderano ciò che esso desidera.
    Hanno un'altra origine : sono “dal Padre”. Sono quindi figli che vivono da fratelli.
    Desiderano imitare “il Pastore bello”, Colui che non toglie, ma dà la vita.
    I discepoli sono eletti per essere santi come Dio è Santo. Testimoniano al mondo la diversità di Dio : mostrano ai fratelli l'amore del Padre, per portarli alla luce della vita.
    Questo è il “molto frutto” per il quale sono scelti.
    Essi smascherano la menzogna di cui il mondo è schiavo ; vivendo l'amore fraterno, mostrano l'insensatezza del suo gioco mortale. E' questo il motivo dell'odio.

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    1. Prima Lettura
      Vieni in Macedonia e aiutaci!
      Dagli Atti degli Apostoli
      At 16,1-10

      In quei giorni, Paolo si recò a Derbe e a Listra. Vi era qui un discepolo chiamato Timòteo, figlio di una donna giudea credente e di padre greco: era assai stimato dai fratelli di Listra e di Icònio. Paolo volle che partisse con lui, lo prese e lo fece circoncidere a motivo dei Giudei che si trovavano in quelle regioni: tutti infatti sapevano che suo padre era greco.
      Percorrendo le città, trasmettevano loro le decisioni prese dagli apostoli e dagli anziani di Gerusalemme, perché le osservassero. Le Chiese intanto andavano fortificandosi nella fede e crescevano di numero ogni giorno.
      Attraversarono quindi la Frìgia e la regione della Galàzia, poiché lo Spirito Santo aveva impedito loro di proclamare la Parola nella provincia di Asia. Giunti verso la Mìsia, cercavano di passare in Bitìnia, ma lo Spirito di Gesù non lo permise loro; così, lasciata da parte la Mìsia, scesero a Tròade.
      Durante la notte apparve a Paolo una visione: era un Macèdone che lo supplicava: «Vieni in Macedònia e aiutaci!». Dopo che ebbe questa visione, subito cercammo di partire per la Macedònia, ritenendo che Dio ci avesse chiamati ad annunciare loro il Vangelo.

      Parola di Dio.

      Salmo Responsoriale
      Dal Sal 99 (100)
      R. Acclamate il Signore, voi tutti della terra.
      Oppure:
      R. Alleluia, alleluia, alleluia.
      Acclamate al Signore, voi tutti della terra,
      servite il Signore nella gioia,
      presentatevi a lui con esultanza. R.

      Riconoscete che solo il Signore è Dio:
      egli ci ha fatti e noi siamo suoi,
      suo popolo e gregge del suo pascolo. R.

      Perché buono è il Signore,
      il suo amore è per sempre,
      la sua fedeltà di generazione in generazione. R.

      Acclamazione al Vangelo
      Alleluia, alleluia.

      Se siete risorti con Cristo,
      cercate le cose di lassù,
      dove è Cristo, seduto alla destra di Dio. (Col 3,1)

      Alleluia.

      Vangelo
      Voi non siete del mondo, ma vi ho scelti io dal mondo.
      Dal Vangelo secondo Giovanni
      Gv 15,18-21

      In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
      «Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma vi ho scelti io dal mondo, per questo il mondo vi odia.
      Ricordatevi della parola che io vi ho detto: "Un servo non è più grande del suo padrone". Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. Ma faranno a voi tutto questo a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato».

      Parola del Signore.

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  2. 'SIGNORE, DAMMI UN'ALA DI RISERVA'
    Voglio ringraziarti, Signore per il dono della vita;
    ho letto da qualche parte che gli uomini hanno un’ala soltanto:
    possono volare solo rimanendo abbracciati.
    A volte, nei momenti di confidenza, oso pensare,
    Signore, che tu abbia un’ala soltanto, l’altra la tieni nascosta,
    forse per farmi capire che tu non vuoi volare senza di me;
    per questo mi hai dato la vita:
    perché io fossi tuo compagno di volo.
    Insegnami, allora, a librarmi con Te
    Perché vivere non è trascinare la vita,
    non è strapparla, non è rosicchiarla,
    vivere è abbandonarsi come un gabbiano all’ebbrezza del vento.
    Vivere è assaporare l’avventura della libertà.
    Vivere è stendere l’ala, l’unica ala, con la fiducia
    Di chi sa di avere nel volo un partner grande come Te.
    Ma non basta saper volare con Te, Signore.
    Tu mi hai dato il compito
    Di abbracciare anche il fratello e aiutarlo a volare.
    Ti chiedo perdono, perciò, per tutte le ali che non ho aiutato a distendersi.
    Non farmi più passare indifferente vicino al fratello che è rimasto con l’ala ,
    l’unica ala inesorabilmente impigliata
    nella rete della miseria e della solitudine
    e si è ormai persuaso di non essere più degno di volare con Te;
    soprattutto per questo fratello sfortunato,
    dammi, o Signore, un’ala di riserva.

    Don Tonino Bello

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  3. Noi siamo nel mondo, ma non siamo del mondo! E abbiamo ricevuto dal Padre Colui che è “Luce del mondo” per cui non camminiamo nelle tenebre, ma abbiamo la Luce della vita. Egli dice ai giudei che avevano creduto in Lui, ”Se rimanete fedeli alla Mia Parola, sarete davvero miei discepoli, conoscerete la Verità e la Verità vi farà liberi” (Gv 8,31).
    Liberi , capaci di amare i nemici, intercedere per i persecutori , perché viventi secondo “la Verità, nella Carità “ ( Ef 4,13) La Carità “tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La Carità non avrà mai fine!” ( Inno alla Carità 1Cor 13) E coscienti del Dono ricevuto e dell 'Amore che continuamente ci perdona e ci libera, essendo sempre limitati dai nostri difetti e dalle nostre pigrizie, timori e incertezze, ringraziando e lodando Dio !

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  4. FAUSTI – En los relatos pascuales los evangelios difieren mucho, a pesar de tener elementos fundamentales en común. Son el sepulcro vacío, el anuncio de la resurrección y los encuentros con el Resucitado - inicialmente no reconocidos y luego reconocidos a través de la Palabra y el Pan - que resucitarán a quienes lo encuentran. La intención, común a todos, es la de cualquier autor. Involucrar al lector en la experiencia que se cuenta, para que se convierta en suya.
    Sin embargo, cada evangelista tiene una perspectiva particular: acentúa un aspecto más que otro, destacando diferentes facetas de una misma realidad.
    Se puede decir que los cuatro evangelistas nos ofrecen una visión cuatridimensional del misterio cristiano.
    Marcos quiere llevar a la fe en el Evangelio: quien escucha la Palabra encuentra directamente al Señor que habla y obra en él lo que dice.
    Mateo, asumiendo esto, que es el fundamento de la fe, destaca el aspecto comunitario.
    La palabra del Hijo nos hace hermanos entre nosotros.
    Lucas, a su vez, subraya la dimensión misionera.
    La fraternidad nos abre a todos los hombres, hasta los confines de la tierra.
    Juan, consciente de ser el último entre los que vieron a Jesús, declara la importancia de "creer sin ver".
    Cada acontecimiento, único e irrepetible, es visto sólo por quienes están cerca en el tiempo y el espacio.
    Sin embargo, la palabra de quien la presencia también la hace presente para quien la escucha.
    El tema de Juan 20 es la relación entre “ver y creer” (8-29). ves un hecho y crees lo que significa.
    El hombre es quien sabe leer la realidad. Cada acontecimiento es un signo, que sólo es significativo para quienes lo comprenden.
    La fe no es ciega: es la inteligencia que capta el significado de los hechos y comprende por qué son así y no de otra manera. Creer no es ingenuidad, sino la lectura más razonable de la realidad.
    Los primeros discípulos, contemporáneos de Jesús, creen en Él no sólo porque lo vieron resucitado, sino también porque experimentaron lo que significa para ellos que haya resucitado.
    Nosotros, que venimos después, creemos en su Palabra.
    Acogiendo su testimonio, vemos con sus ojos.
    Sin embargo, todo aquel que cree, haya visto o no, tiene la misma experiencia: se adhiere con amor al Señor Resucitado y vive de su Espíritu. La promesa del Señor es comprensible sólo después de su cumplimiento y a la luz de Su Espíritu de Amor (14,26).
    Por esta razón los discípulos pueden creer en las Escrituras y la Palabra de Jesús sólo después de Su Resurrección.
    Siempre queda un velo sobre el rostro de quien lee la Escritura, que se elimina con la conversión a Cristo Señor.
    Y esto se da a aquellos que han contemplado Su Amor y lo aman.
    Para nosotros, que venimos después de los primeros que lo vieron y lo tocaron, los Evangelios y toda la Escritura se vuelven como el Cuerpo de Cristo: son el signo en el que lo encontramos y lo vemos Resucitado "Se ha cumplido" -
    Es el Última Palabra de Jesús que, habiendo dado las ropas a los soldados y confiado el discípulo a la Madre y éste al discípulo, acaba de beber nuestro vinagre. Así se cumple su misión.
    Mostrando la Gloria del Amor extremo, nos da el Espíritu, que ahora vemos y conocemos en Él. El Evangelio de Juan es verdaderamente el "Evangelio espiritual", la Buena Noticia que el Espíritu, Vida de Dios, es comunicada a los hombres.
    Con Su muerte, Jesús no llega al final, sino al final de Su existencia.
    Después de la Cruz comienza el séptimo día, cuando Dios, habiendo consumado la creación, descansa finalmente de su trabajo (Gen 2,2).
    El Hijo del hombre se genera en el cielo, a sus pies nace la nueva humanidad de los hijos de Dios
    Jesús, que regresa al Padre con nuestra carne, entrega su Espíritu a toda carne, lo que nos hace sus hermanos.
    Lo realizado en el Gólgota queda siempre a nuestra disposición en la memoria eucarística, don permanente de su carne y de su sangre, de su cuerpo y de su espíritu.


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    1. -->Jesús, como protagonista activo, vive conscientemente su muerte y dirige el momento final de su paso de este mundo al Padre. Así como legó sus vestiduras y túnica a sus enemigos, así deja a su discípulo -y en él a todos- la Madre y el Espíritu, la Sangre y el Agua.
      Al final, en lugar del grito de abandono (Sal 22,2) o de confianza (Sal 31,6), está el anuncio: "Se ha cumplido". El Mesías sufriente en Juan se presenta explícitamente como el Rey de la gloria: el Crucificado sale victorioso. La partida de Jesús, que culmina con el don del Espíritu, está bajo el signo del cumplimiento. Todo es entregado y bienvenido.
      Al principio está la conciencia de que todo está consumado (28a), al final la Palabra que la revela a todos (30a) y en el medio la consideración del evangelista que declara el cumplimiento de la Escritura (28b).
      “Después de esto” ya todo está cumplido para Jesús. Él vivió el Amor a la perfección, hasta la muerte. De hecho, siguiendo el mandato del Padre, entregó su vida en favor de sus hermanos (10,18); luego, entregando la Madre al discípulo y ésta al discípulo, dio a los mortales la reciprocidad del amor. Él no puede darnos más: nos dio a Dios mismo, que es amor mutuo entre Padre e Hijo. Eso es todo y fuera de eso no hay nada.
      Ha llegado la hora de gloria hacia la que apuntaba su vida. La nueva creación se cumple: Él mismo es la nueva criatura, el Hijo que ama al Padre y a los hermanos con un mismo amor.
      Pero lo que se cumplió en la cruz apenas comienza al pie de la cruz con la Madre y el discípulo amado. Lo que ya está perfectamente cumplido en Él, “desde aquella hora” debe seguir cumpliéndose en nosotros hasta Su regreso. En efecto, su regreso es ahora el crecimiento de su Amor en nosotros:
      su regreso a nosotros es nuestro regreso a Él. Por eso el discípulo amado, testigo del Amor, nunca morirá (21,23): el Amor nunca terminará (. 1 Cor 13,8), pero crecerá para nosotros hasta el infinito.
      En efecto, Dios es Amor (1 Jn 4, 8-16).

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