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martedì 16 maggio 2017

"TE QUIERO" Ju 21,15




4 commenti:

  1. Prima Lettura
    Si trattava di un certo Gesù, morto, che Paolo sosteneva essere vivo.
    Dagli Atti degli Apostoli
    At 25,13-21

    In quei giorni, arrivarono a Cesarèa il re Agrippa e Berenìce e vennero a salutare Festo. E poiché si trattennero parecchi giorni, Festo espose al re le accuse contro Paolo, dicendo:
    «C'è un uomo, lasciato qui prigioniero da Felice, contro il quale, durante la mia visita a Gerusalemme, si presentarono i capi dei sacerdoti e gli anziani dei Giudei per chiederne la condanna. Risposi loro che i Romani non usano consegnare una persona, prima che l'accusato sia messo a confronto con i suoi accusatori e possa aver modo di difendersi dall'accusa.
    Allora essi vennero qui e io, senza indugi, il giorno seguente sedetti in tribunale e ordinai che vi fosse condotto quell'uomo. Quelli che lo incolpavano gli si misero attorno, ma non portarono alcuna accusa di quei crimini che io immaginavo; avevano con lui alcune questioni relative alla loro religione e a un certo Gesù, morto, che Paolo sosteneva essere vivo.
    Perplesso di fronte a simili controversie, chiesi se volesse andare a Gerusalemme e là essere giudicato di queste cose. Ma Paolo si appellò perché la sua causa fosse riservata al giudizio di Augusto, e così ordinai che fosse tenuto sotto custodia fino a quando potrò inviarlo a Cesare».

    Parola di Dio.

    Salmo Responsoriale
    Dal Sal 102 (103)
    R. Il Signore ha posto il suo trono nei cieli.
    Oppure:
    R. Alleluia, alleluia, alleluia.
    Benedici il Signore, anima mia,
    quanto è in me benedica il suo santo nome.
    Benedici il Signore, anima mia,
    non dimenticare tutti i suoi benefici. R.

    Perché quanto il cielo è alto sulla terra,
    così la sua misericordia è potente su quelli che lo temono;
    quanto dista l'oriente dall'occidente,
    così egli allontana da noi le nostre colpe. R.

    Il Signore ha posto il suo trono nei cieli
    e il suo regno dòmina l'universo.
    Benedite il Signore, angeli suoi,
    potenti esecutori dei suoi comandi. R.

    Acclamazione al Vangelo
    Alleluia, alleluia.

    Lo Spirito Santo vi insegnerà ogni cosa;
    vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto. (Gv 14,26)

    Alleluia.

    Vangelo
    Pasci i miei agnelli, pasci le mie pecore.
    Dal Vangelo secondo Giovanni
    Gv 21,15-19

    In quel tempo, quando [si fu manifestato ai discepoli ed] essi ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli».
    Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore».
    Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse "Mi vuoi bene?", e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi».
    Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».

    Parola del Signore.

    PAROLE DEL SANTO PADRE
    Gesù sceglie il più peccatore degli apostoli: gli altri sono scappati, questo lo ha rinnegato: «Non lo conosco». Gesù gli domanda: “Ma tu mi ami più di costoro?”. Gesù sceglie il più peccatore. (Omelia da Santa Marta, 2 giugno 2017)

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  2. S. FAUSTI - “Mi ami ?” Sono le Parole di Gesù ,morto e risorto a Pietro. Ogni lettore le sente rivolte a sé, come fine, o meglio, principio di tutto il Vangelo. Dopo il banchetto si chiariscono i rispettivi ruoli di Pietro e del discepolo amato. La loro differenza emerge già dalla pesca : Pietro prende l'iniziativa che gli altri seguono , si butta in mare e tira a terra la rete senza che si laceri , mentre l'altro discepolo riconosce per primo il Signore .In questa seconda parte si esplicita il rapporto di Pietro con Gesù e con i fratelli ,in particolare con l'altro discepolo.
    Si tratta del servizio di Pietro , della sua sequela e del suo martirio. Il suo ministero è visto in stretta relazione con l'altro discepolo, quello che Gesù amava. Ogni aspetto istituzionale è animato e misurato dall'amore , altrimenti non ha nulla a che fare con Gesù e il Suo comandamento.
    La Chiesa è un'istituzione che ha l'amore come principio e come fine la libertà. Dopo il dialogo, centrato sull'amore, c'è la chiamata a seguire il Pastore Bello che dà la vita per le pecore.
    Gesù si rivolge a Pietro all'interno della comunità dei discepoli. Rimane ancora aperta la ferita del suo triplice rinnegamento, che Gesù aveva predetto. Ma questa non è la parola definitiva.
    Il suo peccato lo apre a una storia nuova : lo rende capace di capire il mistero del Signore come perdono e della debolezza, propria e altrui, come luogo di maggior amore.
    Colpiscono queste parole rivolte a Pietro e a ciascuno di noi che le ascoltiamo .
    Fa tenerezza un Dio che mi chiede : “Mi ami tu?” . Dopo averci svelato sulla croce il Suo Amore estremo , può ormai esporre senza pudore questa richiesta , fondamentale per chiunque ama : l'amore desidera essere amato.
    Gesù usa la parola agapáo, che indica l'amore originario e gratuito con il quale Dio stesso ha amato il mondo da dare Suo Figlio (3,16), l'amore estremo con il quale Gesù ci ha amati , che è lo stesso con il quale il Padre ama noi (15,9). E' l'amore con il quale ora anche noi possiamo amarci gli uni gli altri, fino a dare la vita (15,13). E' quell'amore la cui forza è la debolezza di chi espone, dispone e depone la propria vita per l'amato , gli lava i piedi e gli si dona senza riserve , come nel boccone offerto a Giuda. Gesù chiede a Pietro se ha accolto l'amore che gli ha dimostrato. Ora, dopo la croce, può capirlo. Gesù chiede a Pietro se lo ama più degli altri per ridimensionare la sua pretesa di essere migliore degli altri. Ma non solo : l'amore ha come molla il “più.”
    E' infatti sempre una competizione . Ma non con gli altri, bensì con se stessi , per vincere egoismo, orgoglio e paura. L'amore è sempre un “di più” - se non cresce, diminuisce – nell'umiltà e nella dedizione. E' la nostra partecipazione al 'magis' proprio della “maestà” del Dio Amore, a immagine del quale siamo creati. Il nostro cuore infatti è spinto dal desiderio insaziabile di un di più senza fine.
    La risposta affermativa di Pietro non si fonda sulla sicurezza di dar la vita per Gesù . Si fonda su quanto il Signore sa : gli aveva predetto la sua defezione , ma pure che lo avrebbe seguito più tardi. Grazie all'esperienza di amore ricevuto , Pietro è associato alla Missione del Pastore Bello.

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  3. -->Essere Pastore non è onore, ma onere. Scaturisce dal pondus amoris , da quel peso di amore noto solo a colui al quale è perdonato di più. Pietro è posto al servizio dell'unità tra i fratelli perché, nel suo peccato perdonato, ha coscienza dell'amore di Cristo.
    La parola “pascere “ è in connessione con la pastura , il cibo da procurare al gregge .
    Il vero cibo è la Carne di Colui che ha dato la vita per i fratelli.
    Parola e Pane sono il cibo da garantire .
    Quella Parola che si è fatta Pane, quel Pane che la Parola stessa dà.
    “Agnelli” richiama “l'Agnello di Dio “ (1,29..) : i discepoli di Gesù sono identificati con Lui.
    Qui si parla di “agnelli “, piccoli , e poi di pecore , grandi.
    I due termini contrapposti indicano la totalità , che coniuga insieme distinzione e uguaglianza.
    Pietro è chiamato ad essere pastore al seguito di Gesù, entrando per quella porta che è Gesù.

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  4. Vedi commenti seguenti :
    "¿ME AMAS? Ju 21,16
    "APACIENTA MIS OVEJAS" Ju 21,17
    "EN VERDAD...CUANDO" Ju 21,18
    "SÍGUEME" Ju 21,19


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