S. FAUSTI – Si ribadisce, da parte della comunità, che il discepolo amato è autore del Vangelo (19,35 – 20,30), che ci rende presente la sua testimonianza. La testimonianza della verità è passata da Gesù (18,37) al discepolo amato (19,35) e da questo alla comunità che la testimonia a noi, perché noi la testimoniamo ad altri, fino al ritorno del Signore. E' la verità dell'Amore che ci fa liberi (8,32). Chi l'ha scoperta, è a sua volta inviato, con e come il Figlio, a testimoniarla al mondo. La comunità ratifica come vera la testimonianza del discepolo amato : il “sappiamo” dei fedeli fa da eco al “sa” dell'evangelista (19,35). Il “voi” dei lettori del Vangelo (20,31), invitati ad accogliere il racconto dei segni per fare esperienza del Signore Risorto, diventa il “noi” di quelli che hanno ricevuto la testimonianza e hanno sperimentato che è vera. E' l'ultima eco del prologo che dice : “Noi contemplammo la Sua Gloria, Gloria di Unigenito dal Padre, pieno di grazia e verità” (1,14). Corrisponde a quanto dicono alla Samaritana i suoi concittadini : “Non è più per il tuo parlare che crediamo, noi stessi infatti abbiamo udito e sappiamo che Costui è veramente il Salvatore del mondo”( 84,42). Il libro si chiude con un'apertura : la comunità testimonia la verità della testimonianza ricevuta. Essa diventa il Vangelo vivo , (2Cor 3,3), il profumo di Cristo che fa percepire al mondo intero la differenza tra salvezza e perdizione, vita e morte (2 Cor 2,14). Tutto il Vangelo è testimonianza della verità dell'Amore tra Padre e Figlio, che dona vita eterna : a chi l'accoglie, dà il potere di diventare figlio di Dio (1,12). Come si può sapere – è il problema fondamentale di ogni rapporto - se una testimonianza è vera? Basta accordarle fiducia e osservare se ciò che dice risponde alla realtà che si vede. Lo stesso vale per il Vangelo: se gli accordo fiducia , posso vedere che la Parola mi risveglia alla mia verità. L'uomo è fatto per la Sapienza, “emanazione della potenza di Dio”, “effluvio genuino della gloria dell'Onnipotente” (Sap7,25) : appena se la trova davanti, subito riconosce, come in uno specchio, il suo vero volto (Gc. 1, 23-35) :” in essa c'è uno Spirito intelligente, santo , unico, molteplice, sottile, mobile, penetrante, senza macchia, terso, inoffensivo, amante del bene, acuto , libero, benefico, amico dell'uomo, stabile, sicuro, senza affanni, onnipotente, onniveggente, e che pervade tutti gli spiriti intelligenti “(Sap 7,22ss). Il nostro occhio interiore sa distinguere la voce della Sapienza da quella dell'insipienza , come la luce dalla tenebra, la gioia dalla tristezza, la paura dalla fiducia, l'amore dall'egoismo , la vita dalla morte, Dio dall'idolo. Mentre lo leggo, il Vangelo mi legge. La grande scoperta è che il suo racconto mi racconta a me stesso in ciò che lo Spirito mi testimonia essere il mio desiderio più profondo, liberato da illusioni e delusioni. Ascoltare la Parola, trasmessa da chi prima di noi l'ha ricevuta, è il nostro “Natale” : nasciamo come figli di Dio (1,14).
Arrivati a Roma, fu concesso a Paolo di abitare per conto suo con un soldato di guardia. Dopo tre giorni, egli fece chiamare i notabili dei Giudei e, quando giunsero, disse loro: «Fratelli, senza aver fatto nulla contro il mio popolo o contro le usanze dei padri, sono stato arrestato a Gerusalemme e consegnato nelle mani dei Romani. Questi, dopo avermi interrogato, volevano rimettermi in libertà, non avendo trovato in me alcuna colpa degna di morte. Ma poiché i Giudei si opponevano, sono stato costretto ad appellarmi a Cesare, senza intendere, con questo, muovere accuse contro la mia gente. Ecco perché vi ho chiamati: per vedervi e parlarvi, poiché è a causa della speranza d'Israele che io sono legato da questa catena». Paolo trascorse due anni interi nella casa che aveva preso in affitto e accoglieva tutti quelli che venivano da lui, annunciando il regno di Dio e insegnando le cose riguardanti il Signore Gesù Cristo, con tutta franchezza e senza impedimento.
VANGELO DEL GIORNO Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 21,20-25
In quel tempo, Pietro si voltò e vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava, colui che nella cena si era chinato sul suo petto e gli aveva domandato: «Signore, chi è che ti tradisce?». Pietro dunque, come lo vide, disse a Gesù: «Signore, che cosa sarà di lui?». Gesù gli rispose: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa? Tu seguimi». Si diffuse perciò tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto. Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa?». Questi è il discepolo che testimonia queste cose e le ha scritte, e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera. Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere.
PAROLE DEL SANTO PADRE …il Vangelo di Giovanni, così spirituale, così alto, si chiude con una struggente richiesta e offerta d’amore tra Gesù e Pietro, che si intreccia, con tutta naturalezza, con una discussione tra di loro. L’Evangelista ci avverte: egli rende testimonianza alla verità dei fatti (cfr Gv 21,24). Ed è in essi che va cercata la verità. Possiamo chiederci: siamo capaci noi di custodire il tenore di questo rapporto di Gesù con i discepoli, secondo quel suo stile così aperto, così franco, così diretto, così umanamente reale? Com’è il nostro rapporto con Gesù? È così, come quello degli apostoli con Lui? Non siamo, invece, molto spesso tentati di chiudere la testimonianza del Vangelo nel bozzolo di una rivelazione “zuccherosa”, alla quale aggiungere la nostra venerazione di circostanza? Questo atteggiamento, che sembra rispetto, in realtà ci allontana dal vero Gesù, e diventa persino occasione per un cammino di fede molto astratto, molto autoreferenziale, molto mondano, che nonè la strada di Gesù. Gesù è il Verbo di Dio fatto uomo, e Lui si comporta come uomo, Lui ci parla come uomo, Dio-uomo. […] E quando noi vogliamo metterci nella vita degli altri, Gesù risponde: “A te che importa? Tu seguimi”. (Udienza generale, 22 giugno 2022)
S. FAUSTI – Si ribadisce, da parte della comunità, che il discepolo amato è autore del Vangelo (19,35 – 20,30), che ci rende presente la sua testimonianza.
RispondiEliminaLa testimonianza della verità è passata da Gesù (18,37) al discepolo amato (19,35) e da questo alla comunità che la testimonia a noi, perché noi la testimoniamo ad altri, fino al ritorno del Signore.
E' la verità dell'Amore che ci fa liberi (8,32).
Chi l'ha scoperta, è a sua volta inviato, con e come il Figlio, a testimoniarla al mondo.
La comunità ratifica come vera la testimonianza del discepolo amato : il “sappiamo” dei fedeli fa da eco al “sa” dell'evangelista (19,35).
Il “voi” dei lettori del Vangelo (20,31), invitati ad accogliere il racconto dei segni per fare esperienza del Signore Risorto, diventa il “noi” di quelli che hanno ricevuto la testimonianza e hanno sperimentato che è vera.
E' l'ultima eco del prologo che dice : “Noi contemplammo la Sua Gloria, Gloria di Unigenito dal Padre, pieno di grazia e verità” (1,14). Corrisponde a quanto dicono alla Samaritana i suoi concittadini : “Non è più per il tuo parlare che crediamo, noi stessi infatti abbiamo udito e sappiamo che Costui è veramente il Salvatore del mondo”( 84,42).
Il libro si chiude con un'apertura : la comunità testimonia la verità della testimonianza ricevuta. Essa diventa il Vangelo vivo , (2Cor 3,3), il profumo di Cristo che fa percepire al mondo intero la differenza tra salvezza e perdizione, vita e morte (2 Cor 2,14). Tutto il Vangelo è testimonianza della verità dell'Amore tra Padre e Figlio, che dona vita eterna : a chi l'accoglie, dà il potere di diventare figlio di Dio (1,12).
Come si può sapere – è il problema fondamentale di ogni rapporto - se una testimonianza è vera? Basta accordarle fiducia e osservare se ciò che dice risponde alla realtà che si vede.
Lo stesso vale per il Vangelo: se gli accordo fiducia , posso vedere che la Parola mi risveglia alla mia verità. L'uomo è fatto per la Sapienza, “emanazione della potenza di Dio”, “effluvio genuino della gloria dell'Onnipotente” (Sap7,25) : appena se la trova davanti, subito riconosce, come in uno specchio, il suo vero volto (Gc. 1, 23-35) :” in essa c'è uno Spirito intelligente, santo , unico, molteplice, sottile, mobile, penetrante, senza macchia, terso, inoffensivo, amante del bene, acuto , libero, benefico, amico dell'uomo, stabile, sicuro, senza affanni, onnipotente, onniveggente, e che pervade tutti gli spiriti intelligenti “(Sap 7,22ss).
Il nostro occhio interiore sa distinguere la voce della Sapienza da quella dell'insipienza , come la luce dalla tenebra, la gioia dalla tristezza, la paura dalla fiducia, l'amore dall'egoismo , la vita dalla morte, Dio dall'idolo.
Mentre lo leggo, il Vangelo mi legge.
La grande scoperta è che il suo racconto mi racconta a me stesso in ciò che lo Spirito mi testimonia essere il mio desiderio più profondo, liberato da illusioni e delusioni.
Ascoltare la Parola, trasmessa da chi prima di noi l'ha ricevuta, è il nostro “Natale” : nasciamo come figli di Dio (1,14).
..E non chiedere nulla, nemmeno la fede:
RispondiEliminacantare all'amore
e spandere gioia,
con gli occhi colmi di bellezza D. M. Turoldo
Dagli Atti degli Apostoli
RispondiEliminaAt 28, 16-20.30-31
Arrivati a Roma, fu concesso a Paolo di abitare per conto suo con un soldato di guardia.
Dopo tre giorni, egli fece chiamare i notabili dei Giudei e, quando giunsero, disse loro: «Fratelli, senza aver fatto nulla contro il mio popolo o contro le usanze dei padri, sono stato arrestato a Gerusalemme e consegnato nelle mani dei Romani. Questi, dopo avermi interrogato, volevano rimettermi in libertà, non avendo trovato in me alcuna colpa degna di morte. Ma poiché i Giudei si opponevano, sono stato costretto ad appellarmi a Cesare, senza intendere, con questo, muovere accuse contro la mia gente. Ecco perché vi ho chiamati: per vedervi e parlarvi, poiché è a causa della speranza d'Israele che io sono legato da questa catena».
Paolo trascorse due anni interi nella casa che aveva preso in affitto e accoglieva tutti quelli che venivano da lui, annunciando il regno di Dio e insegnando le cose riguardanti il Signore Gesù Cristo, con tutta franchezza e senza impedimento.
VANGELO DEL GIORNO
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 21,20-25
In quel tempo, Pietro si voltò e vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava, colui che nella cena si era chinato sul suo petto e gli aveva domandato: «Signore, chi è che ti tradisce?». Pietro dunque, come lo vide, disse a Gesù: «Signore, che cosa sarà di lui?». Gesù gli rispose: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa? Tu seguimi». Si diffuse perciò tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto. Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa?».
Questi è il discepolo che testimonia queste cose e le ha scritte, e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera. Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere.
PAROLE DEL SANTO PADRE
…il Vangelo di Giovanni, così spirituale, così alto, si chiude con una struggente richiesta e offerta d’amore tra Gesù e Pietro, che si intreccia, con tutta naturalezza, con una discussione tra di loro. L’Evangelista ci avverte: egli rende testimonianza alla verità dei fatti (cfr Gv 21,24). Ed è in essi che va cercata la verità. Possiamo chiederci: siamo capaci noi di custodire il tenore di questo rapporto di Gesù con i discepoli, secondo quel suo stile così aperto, così franco, così diretto, così umanamente reale? Com’è il nostro rapporto con Gesù? È così, come quello degli apostoli con Lui? Non siamo, invece, molto spesso tentati di chiudere la testimonianza del Vangelo nel bozzolo di una rivelazione “zuccherosa”, alla quale aggiungere la nostra venerazione di circostanza? Questo atteggiamento, che sembra rispetto, in realtà ci allontana dal vero Gesù, e diventa persino occasione per un cammino di fede molto astratto, molto autoreferenziale, molto mondano, che nonè la strada di Gesù. Gesù è il Verbo di Dio fatto uomo, e Lui si comporta come uomo, Lui ci parla come uomo, Dio-uomo. […] E quando noi vogliamo metterci nella vita degli altri, Gesù risponde: “A te che importa? Tu seguimi”. (Udienza generale, 22 giugno 2022)