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mercoledì 21 ottobre 2015

" Y SE PUSO A ESCRIBIR " Ju 8,6 - 7






4 commenti:

  1. S. KAROL WOJTYLA - PENSANDO PATRIA
    Debole è il popolo quando acconsente alla sconfitta, quando dimentica la sua missione di vegliare fino a che giunga l'ora.
    Le ore ritornano sempre sul grande quadrante della storia.

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  2. S. FAUSTI – Agostino dice che Gesù, inviato da Dio, possiede le sue tre qualità :la verità, la mansuetudine e la giustizia.
    Se la prima non è in discussione – si tratta di un fatto evidente – gli pongono un dilemma sulle altre due. Se ordinerà di lapidarla, mancherà di mansuetudine, se dirà di lasciarla , mancherà di giustizia. In concreto, è costretto a rinnegare o la misericordia o la legge.Nel primo caso smentisce se stesso e il suo messaggio, alleandosi con gli scribi e i farisei , nel secondo – è ciò che sperano – si oppone alla legge e lo si può accusare come trasgressore...
    Le pietre degli scribi e dei farisei, più che contro la donna posta nel mezzo, sono mirate contro Colui che è al centro della legge e dei profeti, del quale le scritture rendono testimonianza. “Chinatosi scriveva col dito per terra” :il fatto è rilevato ben due volte. In un racconto così sintetico , non è trascurabile.
    Certamente ha un primo significato evidente . Gesù non affronta né provoca la folla, sfidandola a viso aperto. L'avrebbe inferocita ancora di più. Si rende invece come assente e si china su se stesso, come in una pausa riflessiva, per non farsi travolgere dalla violenza collettiva. E' quanto inviterà a fare anche agli altri, presentando loro un altro modello da imitare, diverso da quello della violenza dei capi che li sta trascinando.
    Alcuni studiosi pensano che ,secondo l'uso romano, Gesù abbia scritto per sé la sentenza, prima di pronunciarla. Altri pensano che Gesù abbia scritto i peccati degli accusatori, comuni a tutti gli uomini, perchè ognuno smetta di giudicare l'altro. Infatti solo chi è giusto può giudicare giustamente. Altri pensano si tratti solo di una pausa narrativa . Ma in questo caso non si spiega il peso che nel racconto ha il fatto, ripetuto, dello scrivere.
    Nella tradizione tutta la Scrittura è comunicazione di Dio all'uomo , a sua volta la legge fu scritta dal dito di Dio su tavole di pietra.
    (Dt 9,10) . E' da notare che Gesù non scrive sulla sabbia, ma sulla pietra del lastricato ; la scena infatti si svolge nel tempio.
    Se non teniamo presente “il dito “ di Colui che scrive e non entriamo in comunione con lui, la stessa Scrittura diventa un feticcio che ci impedisce di entrare nel pensiero di Dio. La scrittura è l'autocomunicazione del Dio amante della vita, che non disprezza nessuna delle sue creature ; ha compassione di tutti e non guarda al peccato in vista del pentimento.

    I profeti hanno promesso che verranno giorni in cui Dio ci toglierà il cuore di pietra e ci darà un cuore di carne , inciderà la sua legge non con il dito sulla pietra, ma con lo Spirito sul nostro cuore, che finalmente sarà un cuore nuovo, capace di vivere in pienezza il dono di Dio (Ger.31 – Ez. 36). Il gesto di Gesù può alludere a questi testi , che si compiranno quando lui ci darà il suo Spirito.
    Proprio sulla croce, dove sarà 'scritto' il titolo della sua condanna – in ebraico, latino e greco (Gv 19,19) comprenderemo ciò che Gesù ora scrive . il Signore non condanna, ma giustifica e salva per grazia.
    Questo è il senso di tutta la Scrittura.
    Allora saremo noi stessi la lettera di Dio, scritta non con inchiostro, ma con lo Spirito di Dio , non su tavole di pietra, ma sulle tavole di carne dei nostri cuori. (2 Cor,3,3).

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  3. LETTURA DEL GIORNO
    Dal libro del profeta Daniele
    Dn 13,41c–62

    In quei giorni, la moltitudine condannò Susanna a morte.
    Allora Susanna ad alta voce esclamò: «Dio eterno, che conosci i segreti, che conosci le cose prima che accadano, tu lo sai che hanno deposto il falso contro di me! Io muoio innocente di quanto essi iniquamente hanno tramato contro di me». E il Signore ascoltò la sua voce.
    Mentre Susanna era condotta a morte, il Signore suscitò il santo spirito di un giovanetto, chiamato Daniele, il quale si mise a gridare: «Io sono innocente del sangue di lei!». Tutti si voltarono verso di lui dicendo: «Che cosa vuoi dire con queste tue parole?». Allora Daniele, stando in mezzo a loro, disse: «Siete così stolti, o figli d'Israele? Avete condannato a morte una figlia d'Israele senza indagare né appurare la verità! Tornate al tribunale, perché costoro hanno deposto il falso contro di lei».
    Il popolo tornò subito indietro e gli anziani dissero a Daniele: «Vieni, siedi in mezzo a noi e facci da maestro, poiché Dio ti ha concesso le prerogative dell'anzianità». Daniele esclamò: «Separàteli bene l'uno dall'altro e io li giudicherò».
    Separàti che furono, Daniele disse al primo: «O uomo invecchiato nel male! Ecco, i tuoi peccati commessi in passato vengono alla luce, quando davi sentenze ingiuste, opprimendo gli innocenti e assolvendo i malvagi, mentre il Signore ha detto: Non ucciderai il giusto e l'innocente. Ora, dunque, se tu hai visto costei, di': sotto quale albero tu li hai visti stare insieme?». Rispose: «Sotto un lentìsco». Disse Daniele: «In verità, la tua menzogna ti ricadrà sulla testa. Già l'angelo di Dio ha ricevuto da Dio la sentenza e ti squarcerà in due».
    Allontanato questi, fece venire l'altro e gli disse: «Stirpe di Canaan e non di Giuda, la bellezza ti ha sedotto, la passione ti ha pervertito il cuore! Così facevate con le donne d'Israele ed esse per paura si univano a voi. Ma una figlia di Giuda non ha potuto sopportare la vostra iniquità. Dimmi dunque, sotto quale albero li hai sorpresi insieme?». Rispose: «Sotto un léccio». Disse Daniele: «In verità anche la tua menzogna ti ricadrà sulla testa. Ecco, l'angelo di Dio ti aspetta con la spada in mano, per tagliarti in due e così farti morire».
    Allora tutta l'assemblea proruppe in grida di gioia e benedisse Dio, che salva coloro che sperano in lui. Poi, insorgendo contro i due anziani, ai quali Daniele aveva fatto confessare con la loro bocca di avere deposto il falso, fece loro subire la medesima pena che avevano tramato contro il prossimo e, applicando la legge di Mosè, li fece morire. In quel giorno fu salvato il sangue innocente.

    VANGELO DEL GIORNO
    Dal Vangelo secondo Giovanni
    Gv 8,1-11

    In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro.
    Allora gli scribi e i farisei gli condussero una a sorpresa in adultèrio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adultèrio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo.
    Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani.
    Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».


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  4. PAROLE DEL SANTO PADRE
    Alla fine rimangono solo Gesù e la donna, là in mezzo: «la misera e la misericordia», dice Sant’Agostino (In Joh 33,5). Gesù è l’unico senza colpa, l’unico che potrebbe scagliare la pietra contro di lei, ma non lo fa, perché Dio “non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva” (cfr Ez 33,11). E Gesù congeda la donna con queste parole stupende: «Va’ e d’ora in poi non peccare più» (v. 11). E così Gesù apre davanti a lei una strada nuova, creata dalla misericordia, una strada che richiede il suo impegno di non peccare più. […] Non abbiamo paura a chiedere perdono a Gesù perché Lui ci apre la porta a questa vita nuova. (Angelus, 7 aprile 2019)

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