S. FAUSTI – La lapidazione è una forma di assassinio collettivo, del quale nessuno si sente responsabile. Essa esige l'unanimità della folla : tutti collaborano e sfogano la loro aggressività contro il trasgressore, per lo più presunto, che raffigura ciò che tutti travaglia e che si vuol levare di mezzo. Il risultato dell'eliminazione del malvagio, è quello di sentirsi uniti, rappacificati e ripuliti dal male, permettendo alla società di andare avanti : è l'effetto del capro espiatorio, che dev'essere possibilmente un estraneo o un nemico, un diverso o uno sconfitto, che diventa ostia e vittima designata... Lo stesso meccanismo si mette in gioco anche ai nostri giorni nelle condanne a morte di singoli e nelle rappresaglie internazionali, nei partiti politici e nelle squadre di calcio, come pure nelle relazioni interpersonali : per vincere l'insopportabile senso di colpa che il male produce ,invece di riconoscerlo in se stessi, lo si attribuisce all'altro, che viene soppresso. Così ci si sente confermati nella propria presunta innocenza , senza mai vincere il male che sta nel cuore di ciascuno. Questo infatti, nei momenti di crisi, riesplode, provocando come risposta lo stesso meccanismo, in una coazione a ripetere senza via d'uscita. In questo modo la società contiene e legittima la violenza che minaccia la sua esistenza e rende possibile – finchè è possibile – la convivenza tra gli uomini, che ritrovano la loro coesione contro il nemico comune, identificato con il malvagio. … A molti pare che questo aureo sistema su cui si regge il nostro convivere , l'11 settembre 2001, dopo il crollo delle Torri Gemelle, abbia mostrato i piedi di argilla e la propria debolezza. Forse sta calando la maschera, mostrando il suo volto orrendo ; comunque è chiaro che neppure il più potente è oggi capace , con la forza, di garantire sicurezza, né a sé, né ad altri. E' un fatto nuovo nella storia. Per la prima volta il potente subisce il male, per la prima volta può anche capirlo. Questo ci dovrebbe portare a ripensare un modo radicalmente diverso di stare insieme.
Gli uomini della legge interrogano Gesù non per sapere se sia favorevole alla lapidazione...Chiedono il suo parere per tendergli una trappola, come subito l'evangelista annota.
S. KAROL WOJTYLA - Non ci avvenga di estendere la dimensione dell'ombra. Cada un raggio di luce nei cuori, e rischiari le tenebre delle generazioni. Un fiotto di forza pervada la debolezza. Noi non possiamo acconsentire alla debolezza.
24 - 4 CANTO AL VANGELO (Gv 10,14) R. Alleluia, alleluia. Io sono il buon pastore, dice il Signore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me. R. Alleluia.
VANGELO Io sono la porta delle pecore. + Dal Vangelo secondo Giovanni 10,1-10 In quel tempo, Gesù disse : «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro. Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza». Parola del Signore.
LETTURA DEL GIORNO Dal libro del profeta Daniele Dn 13,41c–62
In quei giorni, la moltitudine condannò Susanna a morte. Allora Susanna ad alta voce esclamò: «Dio eterno, che conosci i segreti, che conosci le cose prima che accadano, tu lo sai che hanno deposto il falso contro di me! Io muoio innocente di quanto essi iniquamente hanno tramato contro di me». E il Signore ascoltò la sua voce. Mentre Susanna era condotta a morte, il Signore suscitò il santo spirito di un giovanetto, chiamato Daniele, il quale si mise a gridare: «Io sono innocente del sangue di lei!». Tutti si voltarono verso di lui dicendo: «Che cosa vuoi dire con queste tue parole?». Allora Daniele, stando in mezzo a loro, disse: «Siete così stolti, o figli d'Israele? Avete condannato a morte una figlia d'Israele senza indagare né appurare la verità! Tornate al tribunale, perché costoro hanno deposto il falso contro di lei». Il popolo tornò subito indietro e gli anziani dissero a Daniele: «Vieni, siedi in mezzo a noi e facci da maestro, poiché Dio ti ha concesso le prerogative dell'anzianità». Daniele esclamò: «Separàteli bene l'uno dall'altro e io li giudicherò». Separàti che furono, Daniele disse al primo: «O uomo invecchiato nel male! Ecco, i tuoi peccati commessi in passato vengono alla luce, quando davi sentenze ingiuste, opprimendo gli innocenti e assolvendo i malvagi, mentre il Signore ha detto: Non ucciderai il giusto e l'innocente. Ora, dunque, se tu hai visto costei, di': sotto quale albero tu li hai visti stare insieme?». Rispose: «Sotto un lentìsco». Disse Daniele: «In verità, la tua menzogna ti ricadrà sulla testa. Già l'angelo di Dio ha ricevuto da Dio la sentenza e ti squarcerà in due». Allontanato questi, fece venire l'altro e gli disse: «Stirpe di Canaan e non di Giuda, la bellezza ti ha sedotto, la passione ti ha pervertito il cuore! Così facevate con le donne d'Israele ed esse per paura si univano a voi. Ma una figlia di Giuda non ha potuto sopportare la vostra iniquità. Dimmi dunque, sotto quale albero li hai sorpresi insieme?». Rispose: «Sotto un léccio». Disse Daniele: «In verità anche la tua menzogna ti ricadrà sulla testa. Ecco, l'angelo di Dio ti aspetta con la spada in mano, per tagliarti in due e così farti morire». Allora tutta l'assemblea proruppe in grida di gioia e benedisse Dio, che salva coloro che sperano in lui. Poi, insorgendo contro i due anziani, ai quali Daniele aveva fatto confessare con la loro bocca di avere deposto il falso, fece loro subire la medesima pena che avevano tramato contro il prossimo e, applicando la legge di Mosè, li fece morire. In quel giorno fu salvato il sangue innocente.
VANGELO DEL GIORNO Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 8,1-11
In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro. Allora gli scribi e i farisei gli condussero una a sorpresa in adultèrio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adultèrio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo. Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani. Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».
PAROLE DEL SANTO PADRE Alla fine rimangono solo Gesù e la donna, là in mezzo: «la misera e la misericordia», dice Sant’Agostino (In Joh 33,5). Gesù è l’unico senza colpa, l’unico che potrebbe scagliare la pietra contro di lei, ma non lo fa, perché Dio “non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva” (cfr Ez 33,11). E Gesù congeda la donna con queste parole stupende: «Va’ e d’ora in poi non peccare più» (v. 11). E così Gesù apre davanti a lei una strada nuova, creata dalla misericordia, una strada che richiede il suo impegno di non peccare più. […] Non abbiamo paura a chiedere perdono a Gesù perché Lui ci apre la porta a questa vita nuova. (Angelus, 7 aprile 2019)
S. FAUSTI – La lapidazione è una forma di assassinio collettivo, del quale nessuno si sente responsabile. Essa esige l'unanimità della folla : tutti collaborano e sfogano la loro aggressività contro il trasgressore, per lo più presunto, che raffigura ciò che tutti travaglia e che si vuol levare di mezzo. Il risultato dell'eliminazione del malvagio, è quello di sentirsi uniti, rappacificati e ripuliti dal male, permettendo alla società di andare avanti : è l'effetto del capro espiatorio, che dev'essere possibilmente un estraneo o un nemico, un diverso o uno sconfitto, che diventa ostia e vittima designata...
RispondiEliminaLo stesso meccanismo si mette in gioco anche ai nostri giorni nelle condanne a morte di singoli e nelle rappresaglie internazionali, nei partiti politici e nelle squadre di calcio, come pure nelle relazioni interpersonali : per vincere l'insopportabile senso di colpa che il male produce ,invece di riconoscerlo in se stessi, lo si attribuisce all'altro, che viene soppresso.
Così ci si sente confermati nella propria presunta innocenza , senza mai vincere il male che sta nel cuore di ciascuno.
Questo infatti, nei momenti di crisi, riesplode, provocando come risposta lo stesso meccanismo, in una coazione a ripetere senza via d'uscita. In questo modo la società contiene e legittima la violenza che minaccia la sua esistenza e rende possibile – finchè è possibile – la convivenza tra gli uomini, che ritrovano la loro coesione contro il nemico comune, identificato con il malvagio. …
A molti pare che questo aureo sistema su cui si regge il nostro convivere , l'11 settembre 2001, dopo il crollo delle Torri Gemelle, abbia mostrato i piedi di argilla e la propria debolezza.
Forse sta calando la maschera, mostrando il suo volto orrendo ; comunque è chiaro che neppure il più potente è oggi capace , con la forza, di garantire sicurezza, né a sé, né ad altri. E' un fatto nuovo nella storia. Per la prima volta il potente subisce il male, per la prima volta può anche capirlo.
Questo ci dovrebbe portare a ripensare un modo radicalmente diverso di stare insieme.
Gli uomini della legge interrogano Gesù non per sapere se sia favorevole alla lapidazione...Chiedono il suo parere per tendergli una trappola, come subito l'evangelista annota.
S. KAROL WOJTYLA - Non ci avvenga di estendere la dimensione dell'ombra.
RispondiEliminaCada un raggio di luce nei cuori, e rischiari le tenebre delle generazioni.
Un fiotto di forza pervada la debolezza.
Noi non possiamo acconsentire alla debolezza.
24 - 4 CANTO AL VANGELO (Gv 10,14)
RispondiEliminaR. Alleluia, alleluia.
Io sono il buon pastore, dice il Signore,
conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me.
R. Alleluia.
VANGELO
Io sono la porta delle pecore.
+ Dal Vangelo secondo Giovanni 10,1-10
In quel tempo, Gesù disse : «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro. Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e
troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza».
Parola del Signore.
LETTURA DEL GIORNO
RispondiEliminaDal libro del profeta Daniele
Dn 13,41c–62
In quei giorni, la moltitudine condannò Susanna a morte.
Allora Susanna ad alta voce esclamò: «Dio eterno, che conosci i segreti, che conosci le cose prima che accadano, tu lo sai che hanno deposto il falso contro di me! Io muoio innocente di quanto essi iniquamente hanno tramato contro di me». E il Signore ascoltò la sua voce.
Mentre Susanna era condotta a morte, il Signore suscitò il santo spirito di un giovanetto, chiamato Daniele, il quale si mise a gridare: «Io sono innocente del sangue di lei!». Tutti si voltarono verso di lui dicendo: «Che cosa vuoi dire con queste tue parole?». Allora Daniele, stando in mezzo a loro, disse: «Siete così stolti, o figli d'Israele? Avete condannato a morte una figlia d'Israele senza indagare né appurare la verità! Tornate al tribunale, perché costoro hanno deposto il falso contro di lei».
Il popolo tornò subito indietro e gli anziani dissero a Daniele: «Vieni, siedi in mezzo a noi e facci da maestro, poiché Dio ti ha concesso le prerogative dell'anzianità». Daniele esclamò: «Separàteli bene l'uno dall'altro e io li giudicherò».
Separàti che furono, Daniele disse al primo: «O uomo invecchiato nel male! Ecco, i tuoi peccati commessi in passato vengono alla luce, quando davi sentenze ingiuste, opprimendo gli innocenti e assolvendo i malvagi, mentre il Signore ha detto: Non ucciderai il giusto e l'innocente. Ora, dunque, se tu hai visto costei, di': sotto quale albero tu li hai visti stare insieme?». Rispose: «Sotto un lentìsco». Disse Daniele: «In verità, la tua menzogna ti ricadrà sulla testa. Già l'angelo di Dio ha ricevuto da Dio la sentenza e ti squarcerà in due».
Allontanato questi, fece venire l'altro e gli disse: «Stirpe di Canaan e non di Giuda, la bellezza ti ha sedotto, la passione ti ha pervertito il cuore! Così facevate con le donne d'Israele ed esse per paura si univano a voi. Ma una figlia di Giuda non ha potuto sopportare la vostra iniquità. Dimmi dunque, sotto quale albero li hai sorpresi insieme?». Rispose: «Sotto un léccio». Disse Daniele: «In verità anche la tua menzogna ti ricadrà sulla testa. Ecco, l'angelo di Dio ti aspetta con la spada in mano, per tagliarti in due e così farti morire».
Allora tutta l'assemblea proruppe in grida di gioia e benedisse Dio, che salva coloro che sperano in lui. Poi, insorgendo contro i due anziani, ai quali Daniele aveva fatto confessare con la loro bocca di avere deposto il falso, fece loro subire la medesima pena che avevano tramato contro il prossimo e, applicando la legge di Mosè, li fece morire. In quel giorno fu salvato il sangue innocente.
VANGELO DEL GIORNO
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 8,1-11
In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro.
Allora gli scribi e i farisei gli condussero una a sorpresa in adultèrio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adultèrio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo.
Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani.
Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».
PAROLE DEL SANTO PADRE
RispondiEliminaAlla fine rimangono solo Gesù e la donna, là in mezzo: «la misera e la misericordia», dice Sant’Agostino (In Joh 33,5). Gesù è l’unico senza colpa, l’unico che potrebbe scagliare la pietra contro di lei, ma non lo fa, perché Dio “non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva” (cfr Ez 33,11). E Gesù congeda la donna con queste parole stupende: «Va’ e d’ora in poi non peccare più» (v. 11). E così Gesù apre davanti a lei una strada nuova, creata dalla misericordia, una strada che richiede il suo impegno di non peccare più. […] Non abbiamo paura a chiedere perdono a Gesù perché Lui ci apre la porta a questa vita nuova. (Angelus, 7 aprile 2019)