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lunedì 13 febbraio 2017

"TENGO SED" Ju 19, 28-29


1 commento:

  1. S. FAUSTI – Gesù non subisce la Passione. Ne è protagonista, cosciente e libero ( 13,1-3).
    prima sa che tutto è compiuto, poi lo dice e infine lo fa.
    La Sua Parola precede il fatto : “la Parola” fa fa quanto dice e torna a Colui che l'ha inviata non senza aver compiuto ciò per cui fu mandata (Is 55,11).
    La sete, bisogno assoluto, ancor più della fame, è desiderio di acqua, di vita.
    Dio, essendo amore perfettamente amante e amato, è desiderio di amare.
    Il compimento della Scrittura sgorga da questa Sua sete.
    Per sè l'espressione non è una citazione biblica. Molti Salmi parlano della nostra sete di Dio (42,2-63,2); qui però si tratta della sete di Dio nei nostri confronti, fonte della nostra sete di Lui. Questa sete è dunque da leggere innanzittutto alla luce della prima visita al Tempio, identificato con il Corpo di Gesù Morto e Risorto , divorato dal fuoco di quella casa del Padre che sono i fratelli. (2,13) : è sete di dare lo Spirito, che ricorda quando Gesù, stanco e seduto sul pozzo, chiede da bere - era l'ora sesta! - (4,6) e promette alla Samaritana l'acqua viva ( 4, 10-14).
    Questa sete è poi da leggere alla luce dell'odio gratuito del mondo contro di Lui che è amore gratuito. La sete richiama anche il grido di Gesù al tempio, nell'ultimo giorno, il grande giorno della festa : “ Chi ha sete, venga a me e beva. Chi crede in me , come dice la Scrittura, fiumi d'acqua viva sgorgheranno dal suo seno” (7,37).
    Questo fiume d'acqua viva è lo Spirito che i credenti in lui riceveranno quando sarà glorificato. La sete di Gesù non è solo fisica, straziante per uno appeso a una croce.
    E' la sete di un Dio che ha tanto amato il mondo da dare l'unico Figlio . È desiderio della nostra salvezza. Gesù ha sete di donarci ciò che ci disseta, desidera offrirci ciò che desideriamo : essere come Dio, avere la Sua stessa vita.
    “Un vaso” E' l'unico punto di Giovanni in cui ricorre il termine vaso. Questo “vaso “che giace richiama le idrie di pietra alle nozze di Cana (2,6) e quella abbandonata dalla Samaritana al pozzo.
    Il vino è simbolo di amore e vita piena. L'aceto è vino andato a male.
    Se a Cana mancava il vino, questo vaso è pieno d'aceto.
    Alla mancanza d'amore corrisponde la pienezza di odio. L'uomo è un vaso sempre pieno o vuoto, di odio o di amore. Questo vaso è il calice che il Padre gli ha dato da bere, quello che gli offrono i fratelli (18,11) : per Lui trabocca di furore e di ira , per noi di salvezza (Sl 75, 9- 116,13). Se il vaso è il mondo, “pieno” di aceto, ciascuno di noi è una spugna, a sua volta “piena” dello stesso aceto .
    A Gesù è presentata la pienezza del nostro male.
    Il gesto di dargli aceto – non si dice chi lo compia – potrebbe indicare la pietà. L'aceto è bevanda dissetante.
    Tuttavia il contesto, con i termini sete e aceto, richiamano il Salmo 69, 22 , già citato a proposito dell'amore che divorerà il Suo Corpo, oggetto di odio immotivato.
    Il gesto quindi significa l'offerta di odio e morte a Colui che dà amore e vita.
    “ La porsero alla sua bocca” Anche qui non si dice chi la porga.
    Volutamente, perchè siamo tutti e ciascuno.








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