S. FAUSTI – Il rappresentante del potere politico si volge ai capi religiosi. Lui, che si crede onnipotente, alla fine non farà che eseguire la loro volontà. Nel processo il “dire” di Pilato ricorre ben 11 volte , ed è sempre un interrogare o un comandare. Sono gli altri che devono rispondere ed eseguire. Quando ciò che ascolta lo interroga, invece di rispondere, domanda ancora. Il potere preferisce non rispondere. Se rispondesse e si lasciasse porre in questione, diventerebbe umano e responsabile. Non sarebbe più dominio e oppressione , ma servizio e promozione dell'uomo. Tutti i crimini più grandi contro l'umanità, come l'uccisione di Gesù, sono frutto di potere irresponsabile. Il potere stabilisce, a proprio vantaggio, delle norme precise e condanna chi va contro di esse. Pilato richiama i capi dei giudei alla legalità, che sempre tutela gli interessi dei più forti. La risposta dei capi tradisce irritazione : se glielo conducono, è un malfattore.Anche loro conoscono la legge, meglio di Pilato. Sanno che va condannato a morte. A Pilato spetta solo l'esecuzione. I capi ne hanno deciso da tempo l'uccisione. Vogliono però che formalmente sia Pilato a deciderla. Sia perchè non possono uccidere, sia per lasciare a lui la spiacevole incombenza, che avrebbe attirato l'odio del popolo. Gesù è definito come “uno che fa il male”. L'innocente, che testimonia la verità e non si piega alla menzogna, per chi detiene il dominio è il malfattore più pericoloso. Proprio così si compiono le Scritture che dicono come il Servo sia annoverato tra i malfattori, addossandosi le nostre malefatte (IS 53,12). Dal dialogo si vede che Pilato può ma non vuole uccidere Gesù, mentre i capi lo vogliono, ma non possono. Alla fine i religiosi faranno ciò che non possono e i politici ciò che non vogliono. Con sorpresa, gli impotenti risultano onnipotenti nel male, e gli onnipotenti impotenti nel bene. Ironia della sorte o legge della storia? In questo modo Giovanni introduce il compimento delle Scritture. Qui le Scritture sono le Parole stesse di Gesù (2,22). In questo modo, davanti ai capi religiosi e politici, si introduce il tema fondamentale del racconto di Giovanni : il vero Re che dirige la storia, è Gesù, il Nazoreo. Nel suo essere “innalzato” ci mostra l'Amore del Padre, ci fa conoscere Dio, vince il capo di questo mondo e attira tutti a sé. I nemici, che lo vogliono morto, sono strumento involontario e inconsapevole della Sua regalità . Lo metteranno sul trono , dove si rivelerà sovrano su tutti, perchè dà la vita per tutti.
S. FAUSTI – Il rappresentante del potere politico si volge ai capi religiosi.
RispondiEliminaLui, che si crede onnipotente, alla fine non farà che eseguire la loro volontà.
Nel processo il “dire” di Pilato ricorre ben 11 volte , ed è sempre un interrogare o un comandare. Sono gli altri che devono rispondere ed eseguire.
Quando ciò che ascolta lo interroga, invece di rispondere, domanda ancora.
Il potere preferisce non rispondere.
Se rispondesse e si lasciasse porre in questione, diventerebbe umano e responsabile.
Non sarebbe più dominio e oppressione , ma servizio e promozione dell'uomo.
Tutti i crimini più grandi contro l'umanità, come l'uccisione di Gesù, sono frutto di potere irresponsabile. Il potere stabilisce, a proprio vantaggio, delle norme precise e condanna chi va contro di esse.
Pilato richiama i capi dei giudei alla legalità, che sempre tutela gli interessi dei più forti.
La risposta dei capi tradisce irritazione : se glielo conducono, è un malfattore.Anche loro conoscono la legge, meglio di Pilato. Sanno che va condannato a morte. A Pilato spetta solo l'esecuzione.
I capi ne hanno deciso da tempo l'uccisione.
Vogliono però che formalmente sia Pilato a deciderla. Sia perchè non possono uccidere, sia per lasciare a lui la spiacevole incombenza, che avrebbe attirato l'odio del popolo.
Gesù è definito come “uno che fa il male”. L'innocente, che testimonia la verità e non si piega alla menzogna, per chi detiene il dominio è il malfattore più pericoloso.
Proprio così si compiono le Scritture che dicono come il Servo sia annoverato tra i malfattori, addossandosi le nostre malefatte (IS 53,12).
Dal dialogo si vede che Pilato può ma non vuole uccidere Gesù, mentre i capi lo vogliono, ma non possono. Alla fine i religiosi faranno ciò che non possono e i politici ciò che non vogliono.
Con sorpresa, gli impotenti risultano onnipotenti nel male, e gli onnipotenti impotenti nel bene.
Ironia della sorte o legge della storia?
In questo modo Giovanni introduce il compimento delle Scritture.
Qui le Scritture sono le Parole stesse di Gesù (2,22).
In questo modo, davanti ai capi religiosi e politici, si introduce il tema fondamentale del racconto di Giovanni : il vero Re che dirige la storia, è Gesù, il Nazoreo.
Nel suo essere “innalzato” ci mostra l'Amore del Padre, ci fa conoscere Dio, vince il capo di questo mondo e attira tutti a sé. I nemici, che lo vogliono morto, sono strumento involontario e inconsapevole della Sua regalità . Lo metteranno sul trono , dove si rivelerà sovrano su tutti, perchè dà la vita per tutti.