FAUSTI –-” Conviene a voi che io me ne vada. Infatti , se non me ne vado, il Consolatore non verrà a voi!”, dice Gesù ai discepoli che sono tristi per la Sua partenza. Riprende il tema centrale dell'ultima Cena : il Suo andarsene non è fallimento ma compimento della Sua opera. Infatti è per Lui il ritorno al Padre e per noi il dono dello Spirito. Egli, che prima era “presso” di noi nella presenza terrena di Gesù, dopo la Sua partenza dimorerà “in”noi. Queste Parole di Gesù sono un conforto per i discepoli che dovranno affrontare le Sue stesse difficoltà . Lo Spirito della verità testimonierà a loro favore, facendo loro comprendere il Suo andarsene come vittoria sul male e rendendoli capaci di portare la Sua stessa testimonianza. L'andarsene di Gesù crea un vortice che risucchia anche noi dietro di Lui. Il tempo tra la Sua partenza e il Suo ritorno è la storia della nostra vita nello Spirito. Il Figlio, andandosene, ci dà la pienezza dell'amore del Padre: ci consegna lo Spirito, ci fa nascere dall'alto, ci vivifica e invia ai fratelli, perché portiamo a tutti la riconciliazione. La Chiesa infatti testimonia al mondo che la sua Verità autentica è l'Amore da cui viene e verso cui va. La nostra vita nello Spirito è unione affettiva ma anche effettiva con Gesù ; con e come Lui portiamo avanti il processo di salvezza. Così si realizza il nostro ritorno al Padre , che si compie giorno dopo giorno nel segno dell'amore verso i fratelli. La Sua assenza da noi diventa la Sua presenza in noi, e, attraverso di noi, al mondo intero. L'andata di Gesù è come il sorgere del sole che raggiungerà il pieno fulgore , lo scaturire della sorgente che feconderà la terra, l'inizio del Regno che abbraccerà tutti. La nostra esistenza di discepoli ha quindi un valore “escatologico”, definitivo . È già vita eterna, perchè viviamo da figli e da fratelli. Ma ha anche un valore “apocalittico” e “salvifico” : svela e svelando , dona la Vita del Figlio a chiunque L'accoglie.
LETTURA DEL GIORNO Dagli Atti degli Apostoli At 16,22-34
In quei giorni, la folla [degli abitanti di Filippi] insorse contro Paolo e Sila, e i magistrati, fatti strappare loro i vestiti, ordinarono di bastonarli e, dopo averli caricati di colpi, li gettarono in carcere e ordinarono al carceriere di fare buona guardia. Egli, ricevuto quest’ordine, li gettò nella parte più interna del carcere e assicurò i loro piedi ai ceppi.
Verso mezzanotte Paolo e Sila, in preghiera, cantavano inni a Dio, mentre i prigionieri stavano ad ascoltarli. D’improvviso venne un terremoto così forte che furono scosse le fondamenta della prigione; subito si aprirono tutte le porte e caddero le catene di tutti. Il carceriere si svegliò e, vedendo aperte le porte del carcere, tirò fuori la spada e stava per uccidersi, pensando che i prigionieri fossero fuggiti. Ma Paolo gridò forte: «Non farti del male, siamo tutti qui». Quello allora chiese un lume, si precipitò dentro e tremando cadde ai piedi di Paolo e Sila; poi li condusse fuori e disse: «Signori, che cosa devo fare per essere salvato?». Risposero: «Credi nel Signore Gesù e sarai salvato tu e la tua famiglia». E proclamarono la parola del Signore a lui e a tutti quelli della sua casa. Egli li prese con sé, a quell’ora della notte, ne lavò le piaghe e subito fu battezzato lui con tutti i suoi; poi li fece salire in casa, apparecchiò la tavola e fu pieno di gioia insieme a tutti i suoi per avere creduto in Dio.
Salmo Responsoriale Dal Sal 137 (138) R. La tua destra mi salva, Signore. Oppure: Il tuo amore è per sempre. Oppure: Alleluia, alleluia, alleluia. Ti rendo grazie, Signore, con tutto il cuore: hai ascoltato le parole della mia bocca. Non agli dèi, ma a te voglio cantare, mi prostro verso il tuo tempio santo. R.
Rendo grazie al tuo nome per il tuo amore e la tua fedeltà: hai reso la tua promessa più grande del tuo nome. Nel giorno in cui ti ho invocato, mi hai risposto, hai accresciuto in me la forza. R.
La tua destra mi salva. Il Signore farà tutto per me. Signore, il tuo amore è per sempre: non abbandonare l’opera delle tue mani. R.
VANGELO DEL GIORNO Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 16,5-11
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Ora vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: “Dove vai?”. Anzi, perché vi ho detto questo, la tristezza ha riempito il vostro cuore. Ma io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Paràclito; se invece me ne vado, lo manderò a voi. E quando sarà venuto, dimostrerà la colpa del mondo riguardo al peccato, alla giustizia e al giudizio. Riguardo al peccato, perché non credono in me; riguardo alla giustizia, perché vado al Padre e non mi vedrete più; riguardo al giudizio, perché il principe di questo mondo è già condannato». Parola del Signore
Le Parole dei Papi In questo contesto, “giudizio” significa che lo Spirito di verità dimostrerà la colpa del “mondo” nel rifiutare Cristo, o, più generalmente, nel voltare le spalle a Dio. Poiché però il Cristo non è venuto nel mondo per giudicarlo e condannarlo, ma per salvarlo, in realtà anche quel “convincere quanto al peccato” da parte dello Spirito di verità deve essere inteso come un intervento orientato alla salvezza del mondo, al bene finale degli uomini. Il “giudizio” si riferisce soprattutto al “principe di questo mondo”, cioè a satana. Egli infatti sin dall’inizio tenta di volgere l’opera della creazione contro l’alleanza e l’unione dell’uomo con Dio: scientemente si oppone alla salvezza. Perciò è “già stato giudicato” sin dall’inizio, come ho spiegato nell’enciclica Dominum et Vivificantem, (Dominum et Vivificantem, 27). Se lo Spirito Santo paraclito deve convincere il mondo proprio di questo “giudizio”, senza dubbio lo deve fare per continuare l’opera di Cristo che mira alla universale salvezza (cf. Dominum et Vivificantem, 27). Possiamo pertanto concludere che nel rendere testimonianza a Cristo, il Paraclito è un assiduo (anche se invisibile) Avvocato e Difensore dell’opera della salvezza - e di tutti coloro che si impegnano in quest’opera. Ed è anche il garante della vittoria definitiva sul peccato e sul mondo sottomesso al peccato, per liberarlo dal peccato e introdurlo nella via della salvezza. (San Giovanni Paolo II, Udienza generale 24 maggio 1989) - Quello che nella Bibbia si dice con una parola greca, ma tanto piena, la Hypomoné, sopportare nella vita il lavoro di tutti i giorni: le contraddizioni, le tribolazioni, tutto questo. Questi - Paolo e Sila - sopportano le tribolazioni, sopportano le umiliazioni: Gesù le ha sopportate, è entrato in pazienza. Questo è un processo, un processo di maturità cristiana, attraverso la strada della pazienza. Un processo da tempo, che non si fa da un giorno all’altro: si fa durante tutta la vita per venire alla maturità cristiana”. ( Papa Francesco S. Marta, 7 maggio 2013)
La Liturgia cristiana è la concorde Adorazione di Dio da parte dei battezzati, seduti alla stessa mensa insieme al Signore Risorto...Essa trova la sua sorgente nel Signore Crocifisso, del quale la lettera agli Ebrei dice che “patì fuori della città” , fuori delle mura del tempio, fuori della cinta muraria di Gerusalemme, sulla strada che conduce all’universo di tutti i popoli della terra. Osiamo troppo se, in una prospettiva spirituale, poniamo in correlazione l’immagine, tracciata nella Lettera agli Ebrei e densa di molteplici riflessi, della “Passione” fuori della città, con la fondamentale norma Liturgica di Mt 5, 23s, secondo la quale il cristiano, prima di recare la propria offerta all’altare, deve alzarsi e andare a riconciliarsi con chi ha qualcosa contro di lui? La Croce eretta “fuori della città” non significa forse che , in Cristo, Dio si è messo in cammino verso i Suoi figli non riconciliati, andando loro incontro, mosso da quell'amore che non attende che l’altro, il colpevole, faccia il primo passo ? E le due cose insieme non vogliono forse dire che la Liturgia cristiana ha sempre luogo- in senso molto forte - “al di fuori delle mura?” Che essa cioè deborda le pareti del tempio e del santuario e ha il suo “luogo” specifico lungo la via che porta all’altro, nella vergogna della Croce, che è però soltanto il rivestimento dell’umiltà in cui consiste il perfetto amore?....Di conseguenza “apertura della Chiesa al mondo” significa molto più esattamente questo :l’universale vocazione e attitudine a quel rendimento di grazie che è la preghiera liturgica, viene di nuovo posta sotto la giusta luce, rispetto ad ogni falsa “clericalizzazione”. Con ciò il mandato Missionario che determina geneticamente la preghiera cristiana e dovrebbe rilevarsi anche nella sua configurazione, torna a farsi di nuovo visibile. Apertura della Chiesa al mondo significa perciò che cresce, diviene più urgente e più integrale l’istanza e l’implicazione che tocca il cristiano e non che essa vada invece diminuendo. (BENEDETTO XVI “Das neue Volk Gottes)
FAUSTI –-” Conviene a voi che io me ne vada. Infatti , se non me ne vado, il Consolatore non verrà a voi!”, dice Gesù ai discepoli che sono tristi per la Sua partenza. Riprende il tema centrale dell'ultima Cena : il Suo andarsene non è fallimento ma compimento della Sua opera.
RispondiEliminaInfatti è per Lui il ritorno al Padre e per noi il dono dello Spirito.
Egli, che prima era “presso” di noi nella presenza terrena di Gesù, dopo la Sua partenza dimorerà “in”noi. Queste Parole di Gesù sono un conforto per i discepoli che dovranno affrontare le Sue stesse difficoltà .
Lo Spirito della verità testimonierà a loro favore, facendo loro comprendere il Suo andarsene come vittoria sul male e rendendoli capaci di portare la Sua stessa testimonianza.
L'andarsene di Gesù crea un vortice che risucchia anche noi dietro di Lui.
Il tempo tra la Sua partenza e il Suo ritorno è la storia della nostra vita nello Spirito.
Il Figlio, andandosene, ci dà la pienezza dell'amore del Padre: ci consegna lo Spirito, ci fa nascere dall'alto, ci vivifica e invia ai fratelli, perché portiamo a tutti la riconciliazione.
La Chiesa infatti testimonia al mondo che la sua Verità autentica è l'Amore da cui viene e verso cui va. La nostra vita nello Spirito è unione affettiva ma anche effettiva con Gesù ; con e come Lui portiamo avanti il processo di salvezza.
Così si realizza il nostro ritorno al Padre , che si compie giorno dopo giorno nel segno dell'amore verso i fratelli.
La Sua assenza da noi diventa la Sua presenza in noi, e, attraverso di noi, al mondo intero.
L'andata di Gesù è come il sorgere del sole che raggiungerà il pieno fulgore , lo scaturire della sorgente che feconderà la terra, l'inizio del Regno che abbraccerà tutti.
La nostra esistenza di discepoli ha quindi un valore “escatologico”, definitivo .
È già vita eterna, perchè viviamo da figli e da fratelli.
Ma ha anche un valore “apocalittico” e “salvifico” : svela e svelando , dona la Vita del Figlio a chiunque L'accoglie.
LETTURA DEL GIORNO
RispondiEliminaDagli Atti degli Apostoli
At 16,22-34
In quei giorni, la folla [degli abitanti di Filippi] insorse contro Paolo e Sila, e i magistrati, fatti strappare loro i vestiti, ordinarono di bastonarli e, dopo averli caricati di colpi, li gettarono in carcere e ordinarono al carceriere di fare buona guardia. Egli, ricevuto quest’ordine, li gettò nella parte più interna del carcere e assicurò i loro piedi ai ceppi.
Verso mezzanotte Paolo e Sila, in preghiera, cantavano inni a Dio, mentre i prigionieri stavano ad ascoltarli. D’improvviso venne un terremoto così forte che furono scosse le fondamenta della prigione; subito si aprirono tutte le porte e caddero le catene di tutti.
Il carceriere si svegliò e, vedendo aperte le porte del carcere, tirò fuori la spada e stava per uccidersi, pensando che i prigionieri fossero fuggiti. Ma Paolo gridò forte: «Non farti del male, siamo tutti qui». Quello allora chiese un lume, si precipitò dentro e tremando cadde ai piedi di Paolo e Sila; poi li condusse fuori e disse: «Signori, che cosa devo fare per essere salvato?». Risposero: «Credi nel Signore Gesù e sarai salvato tu e la tua famiglia». E proclamarono la parola del Signore a lui e a tutti quelli della sua casa.
Egli li prese con sé, a quell’ora della notte, ne lavò le piaghe e subito fu battezzato lui con tutti i suoi; poi li fece salire in casa, apparecchiò la tavola e fu pieno di gioia insieme a tutti i suoi per avere creduto in Dio.
Salmo Responsoriale
Dal Sal 137 (138)
R. La tua destra mi salva, Signore.
Oppure:
Il tuo amore è per sempre.
Oppure:
Alleluia, alleluia, alleluia.
Ti rendo grazie, Signore, con tutto il cuore:
hai ascoltato le parole della mia bocca.
Non agli dèi, ma a te voglio cantare,
mi prostro verso il tuo tempio santo. R.
Rendo grazie al tuo nome per il tuo amore e la tua fedeltà:
hai reso la tua promessa più grande del tuo nome.
Nel giorno in cui ti ho invocato, mi hai risposto,
hai accresciuto in me la forza. R.
La tua destra mi salva.
Il Signore farà tutto per me.
Signore, il tuo amore è per sempre:
non abbandonare l’opera delle tue mani. R.
VANGELO DEL GIORNO
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 16,5-11
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Ora vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: “Dove vai?”. Anzi, perché vi ho detto questo, la tristezza ha riempito il vostro cuore.
Ma io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Paràclito; se invece me ne vado, lo manderò a voi.
E quando sarà venuto, dimostrerà la colpa del mondo riguardo al peccato, alla giustizia e al giudizio. Riguardo al peccato, perché non credono in me; riguardo alla giustizia, perché vado al Padre e non mi vedrete più; riguardo al giudizio, perché il principe di questo mondo è già condannato».
Parola del Signore
Le Parole dei Papi
RispondiEliminaIn questo contesto, “giudizio” significa che lo Spirito di verità dimostrerà la colpa del “mondo” nel rifiutare Cristo, o, più generalmente, nel voltare le spalle a Dio. Poiché però il Cristo non è venuto nel mondo per giudicarlo e condannarlo, ma per salvarlo, in realtà anche quel “convincere quanto al peccato” da parte dello Spirito di verità deve essere inteso come un intervento orientato alla salvezza del mondo, al bene finale degli uomini. Il “giudizio” si riferisce soprattutto al “principe di questo mondo”, cioè a satana. Egli infatti sin dall’inizio tenta di volgere l’opera della creazione contro l’alleanza e l’unione dell’uomo con Dio: scientemente si oppone alla salvezza. Perciò è “già stato giudicato” sin dall’inizio, come ho spiegato nell’enciclica Dominum et Vivificantem, (Dominum et Vivificantem, 27). Se lo Spirito Santo paraclito deve convincere il mondo proprio di questo “giudizio”, senza dubbio lo deve fare per continuare l’opera di Cristo che mira alla universale salvezza (cf. Dominum et Vivificantem, 27). Possiamo pertanto concludere che nel rendere testimonianza a Cristo, il Paraclito è un assiduo (anche se invisibile) Avvocato e Difensore dell’opera della salvezza - e di tutti coloro che si impegnano in quest’opera. Ed è anche il garante della vittoria definitiva sul peccato e sul mondo sottomesso al peccato, per liberarlo dal peccato e introdurlo nella via della salvezza. (San Giovanni Paolo II, Udienza generale 24 maggio 1989)
- Quello che nella Bibbia si dice con una parola greca, ma tanto piena, la Hypomoné, sopportare nella vita il lavoro di tutti i giorni: le contraddizioni, le tribolazioni, tutto questo. Questi - Paolo e Sila - sopportano le tribolazioni, sopportano le umiliazioni: Gesù le ha sopportate, è entrato in pazienza. Questo è un processo, un processo di maturità cristiana, attraverso la strada della pazienza. Un processo da tempo, che non si fa da un giorno all’altro: si fa durante tutta la vita per venire alla maturità cristiana”. ( Papa Francesco S. Marta, 7 maggio 2013)
La Liturgia cristiana è la concorde Adorazione di Dio da parte dei battezzati, seduti alla stessa mensa insieme al Signore Risorto...Essa trova la sua sorgente nel Signore Crocifisso, del quale la lettera agli Ebrei dice che “patì fuori della città” , fuori delle mura del tempio, fuori della cinta muraria di Gerusalemme, sulla strada che conduce all’universo di tutti i popoli della terra. Osiamo troppo se, in una prospettiva spirituale, poniamo in correlazione l’immagine, tracciata nella Lettera agli Ebrei e densa di molteplici riflessi, della “Passione” fuori della città, con la fondamentale norma Liturgica di Mt 5, 23s, secondo la quale il cristiano, prima di recare la propria offerta all’altare, deve alzarsi e andare a riconciliarsi con chi ha qualcosa contro di lui? La Croce eretta “fuori della città” non significa forse che , in Cristo, Dio si è messo in cammino verso i Suoi figli non riconciliati, andando loro incontro, mosso da quell'amore che non attende che l’altro, il colpevole, faccia il primo passo ? E le due cose insieme non vogliono forse dire che la
EliminaLiturgia cristiana ha sempre luogo- in senso molto forte - “al di fuori delle mura?”
Che essa cioè deborda le pareti del tempio e del santuario e ha il suo “luogo” specifico lungo la via che porta all’altro, nella vergogna della Croce, che è però soltanto il rivestimento dell’umiltà in cui consiste il perfetto amore?....Di conseguenza “apertura della Chiesa al mondo” significa molto più esattamente questo :l’universale vocazione e attitudine a quel rendimento di grazie che è la preghiera liturgica, viene di nuovo posta sotto la giusta luce, rispetto ad ogni falsa “clericalizzazione”. Con ciò il mandato Missionario che determina geneticamente la preghiera cristiana e dovrebbe rilevarsi anche nella sua configurazione, torna a farsi di nuovo visibile.
Apertura della Chiesa al mondo significa perciò che cresce, diviene più urgente e più integrale l’istanza e l’implicazione che tocca il cristiano e non che essa vada invece diminuendo. (BENEDETTO XVI “Das neue Volk Gottes)